(segue) Torna, torna Garibaldi...
(2 febbraio 1918)
[Inizio scritto]

      Indubbiamente alcuni procedimenti della guerra garibaldina non sono più possibili oggi: la camicia rossa è abolita come sono abolite le «culottes rouges» dei francesi; ma il garibaldinismo non è tutto nel panno di una uniforme il garibaldinismo è nello spirito con cui si affrontano i disagi della guerra e nella volontà disperata di vincere per cui si va «alla morte» come «allo splendido convito» della canzone leopardiana.
      Noi abbiamo qui sul tavolo una grande busta che contiene le adesioni mandate a noi all'indomani del nostro appello per la creazione di un'armata di volontari. Sono documenti del più vivo interesse psicologico. Nell'ora tragica e oscura di Caporetto quando il nostro fante franava dalle Alpi al Golfo di Panzano né si sapeva ancora a qual fiume si sarebbe fermata la ritirata — anche qui l'anima ha celebrato la sua rivincita sugli automi che in nome della strategia volevano «camminare» sino all'Adige o al Mincio! — noi invocammo dal Governo un grande appello alla Nazione per la costituzione di un'armata di volontari. Noi avevamo l'intima certezza che la Nazione avrebbe risposto anche se non si fosse rievocato il nome sempre luminoso e abbacinante di Garibaldi. Siamo lieti che il Governo ci abbia in un certo qual modo oltrepassati; siamo lieti che il Governo non abbia temuto — come è avvenuto in altri tempi remoti e vicini in ossequienza al più idiota dei bigottismi dinastici — di resuscitare il nome e la fiamma garibaldina. Per questo gesto di «spregiudicatezza» politica noi siamo pronti a rinconciliarci col Governo attuale.
      Nella nostra guerra si sentiva che mancava «qualcuno» o «qualche cosa». Si era condannato Garibaldi all'ostracismo — in una guerra come questa anti-germanica. Eppure — lo diciamo colle parole di Alfredo Oriani — Garibaldi dimentico di Mentana «in nome della storia latina universale di tremila anni era corso in Francia a frenare l'ultima invasione germanica opponendo agli eccessi di un popolo fatto esercito ed impero per diventare nazione la democrazia repubblicana di tutte le nazioni d'Europa».

(segue...)