(segue) Torna, torna Garibaldi...
(2 febbraio 1918)
[Inizio scritto]

      È in nome della storia latina che Garibaldi risorge sulle rive del Piave a ricacciare l'ultima — vogliamo che sia l'ultima! — invasione germanica. Non ci sarà più «l'obbedisco» tragico che fermò le colonne rosse sulla strada di Trento. L'Esercito garibaldino formerà la massa d'urto e di sfondamento per la necessaria rivincita perché anche se ci offrissero l'Austria intera la pace non può essere firmata sul Piave. Bisogna vincere. Finalmente nelle masse statiche viene annucleato un elemento dinamico. Finalmente viene gettata nel gioco una carta il cui valore morale è immenso e non soltanto per noi Italiani.
      La formazione dell'Esercito garibaldino offre la soluzione di un altro problema: quello della costituzione di una legione czeco-slovacca. C'erano nel giugno 1917 quattrocento ufficiali e diecimila soldati prigionieri in Italia — d'origine czeco-slovacca — che volevano arruolarsi nel nostro Esercito. Gli scrupoli — in certa misura comprensibili — della Consulta oggi non hanno più ragione d'essere. Gli czechi saranno orgogliosi di indossare la camicia rossa. Non è forse questa l'uniforme dei «sokol» o società ginnastiche della gioventù di Boemia? Italiani e slavi: unione armata dei popoli contro l'Austria-Ungheria; anticipazione o suggello di quell'intesa verso la quale si orienta la nostra diplomazia.
      Un giorno che non può non dev'essere lontano muoveranno all'assalto i battaglioni rossi. Gli austriaci che da Gorizia al mare hanno conosciuto in undici battaglie l'impeto degli Italiani al balenio vermiglio si domanderanno: «Chi è chi viene?» Voi lo conoscete o tedeschi non vi è ignoto o magiari: è il vostro amico o slavi che attendete l'ora di spezzare il giogo d'Absburgo. È Garibaldi che torna Garibaldi...
      Ci sono fra noi in alto dei vivi che sono troppo vecchi per condurci a Trieste; è tempo di chiamare i morti che vivono ancora e che guideranno la gioventù d'Italia oltre l'ultima trincea nemica.

(segue...)