(segue) Celebrazione della Vittoria
(11 novembre 1918)
[Inizio scritto]
Ricordatelo qui; qui dove tenemmo
il primo comizio per la guerra. Qui
con Filippo Corridoni! (La folla
prorompe in una lunga
imponente ovazione alla memoria di Filippo
Corridoni). Volemmo la guerra perché eravamo costretti a
volerla. La volemmo perché ci era imposta dalle stesse
necessità della storia. Oggi abbiamo raggiunto tutti i nostri
ideali. Abbiamo raggiunti i nostri obiettivi nazionali; la bandiera
italiana sventola oggi dal Brennero a Trieste
a Fiume e a Zara
italianissime.
Non sapevamo ancora che ci fossero
fanti italiani sull'altra sponda de l'Amarissimo. In tutte le città
in tutti i borghi della riva orientale dell'Adriatico gli italiani
hanno inalberato la bandiera della patria
perché quella
sponda che è italiana deve restare italiana.
Abbiamo raggiunto anche i fini
internazionali della nostra guerra. Quando quattro anni fa dicevamo
che la bandiera rossa avrebbe sventolato sul Castello di Potsdam
il
sogno pareva una follia. Oggi il Kaiser se ne va
e con gli
Hohenzollern tramonta il militarismo.
Il panorama politico più
spettacoloso che la storia ricordi si apre dinanzi agli occhi del
mondo attonito. Imperi
regni
autocrazie crollano come castelli di
carta.
L'Austria non è più;
domani non ci sarà nemmeno la Germania imperialista. Noi
col
nostro sangue
abbiamo dato la libertà al popolo tedesco
mentre il popolo tedesco ha fatto olocausto del suo sangue per
consegnarci alle catene dell'imperialismo e della schiavitù
militare. Sulle rovine del vecchio mondo si delinea il sogno della
società delle nazioni.
Bisogna che la vittoria realizzi
anche i fini interni di guerra: la redenzione del lavoro. D'ora
innanzi il popolo italiano deve essere arbitro dei suoi destini
e il
lavoro dev'essere redento dalla speculazione e dalla miseria.
Cittadini!
A Trento Dante aspettava con la
mano tesa verso le Alpi. Pareva allora che la rampogna dell'altissimo
Poeta
(segue...)
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