Atto di nascita del Fascismo
(23 marzo 1919)
Questo è
lo storico discorso che segna l'atto di nascita del Fascismo. Fu
pronunciato
nell'adunata di Piana San Sepolcro
il 23 marzo 1919.
Prima di tutto
alcune parole
circa l'ordine dei lavori.
Senza troppe formalità o
pedanterie vi leggerò tre dichiarazioni che mi sembrano degne
di discussione e di voto. Poi
nel pomeriggio
riprenderemo la
discussione sulla nostra dichiarazione programmatica. Vi dico subito
che non possiamo scendere ai dettagli. Volendo agire prendiamo la
realtà nelle sue grandi linee
senza seguirla minutamente nei
suoi particolari.
Prima dichiarazione:
«L'adunanza del 23 marzo
rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai
figli d'Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la
libertà del Mondo
ai mutilati e invalidi
a tutti i
combattenti
agli ex prigionieri che compirono il loro dovere e si
dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni d'ordine
materiale e morale che saran propugnate dalle associazioni dei
combattenti.»
Siccome noi non vogliamo fondare
un partito dei combattenti
poiché un qualche cosa di simile
si sta già formando in varie città d'Italia
non
possiamo precisare il programma di queste rivendicazioni: lo
preciseranno gli interessati. Dichiariamo che le appoggeremo. Noi non
vogliamo separare i morti
né frugare loro nelle tasche per
vedere quale tessera portassero: lasciamo questa immonda bisogna ai
socialisti ufficiali. Noi comprenderemo in un unico pensiero di amore
tutti i morti
dal generale all'ultimo fante
dall'intelligentissimo
a coloro che erano incolti ed ignoranti. Ma voi mi permetterete di
ricordare con predilezione
se non con privilegio
i nostri morti
coloro che sono stati con noi nel maggio glorioso: i Corridoni
i
Reguzzoni
i Vidali
i Deffenu
il nostro Serrani
questa gioventù
meravigliosa che è andata al fronte e che là è
rimasta. Certo
quando oggi si parla di grandezza della patria e di
libertà del mondo
ci può essere qualcuno che affacci
il ghigno e il sorriso ironico
poiché ora è di moda
fare il processo alla guerra: ebbene la guerra si accetta in blocco o
si respinge in blocco. Se questo processo deve essere eseguito
saremo noi che lo faremo e non gli altri. E
volendo del resto
esaminare la situazione nei suoi elementi di fatto
noi diciamo
subito che l'attivo e il passivo di una impresa così grandiosa
non può essere stabilito con le norme della regolarità
contabile: non si può mettere da una parte il «quantum»
di fatto e di non fatto: ma bisogna tener conto dell'elemento
«qualitativo». Da questo punto di vista noi possiamo
affermare con piena sicurezza che la patria oggi è più
grande: non solo perché giunge al Brennero — dove giunge
Ergisto Bezzi a cui rivolgo il saluto (ovazione) — non solo
perché va alla Dalmazia... Ma è più grande
l'Italia anche se le piccole anime tentano un loro piccolo giuoco
è
più grande perché noi ci sentiamo più grandi in
quanto abbiamo l'esperienza di questa guerra
inquantoché noi
l'abbiamo voluta
non ci è stata imposta e potevamo evitarla.
Se noi abbiamo scelto questa strada è segno che ci sono nella
nostra storia
nel nostro sangue degli elementi e dei fermenti di
grandezza
poiché se ciò non fosse noi oggi saremmo
l'ultimo popolo del mondo. La guerra ha dato ciò che noi
chiedevamo: ha dato i suoi vantaggi negativi e positivi: negativi in
quanto ha impedito alle case degli Hohenzollern
degli Absburgo e
degli altri
di dominare il mondo
e questo è un risultato che
sta davanti agli occhi di tutti e basta a giustificare la guerra. Ha
dato anche i suoi risultati positivi poiché in nessuna nazione
vittoriosa si vede il trionfo della reazione. In tutte si marcia
verso la più grande democrazia politica ed economica. La
guerra ha dato
malgrado certi dettagli che possono urtare gli
elementi più o meno intelligenti
tutto quello che chiedevamo.
E perché parliamo anche degli ex-prigionieri? È una
questione scottante. Evidentemente ci sono stati di quelli che si
sono arresi
ma quelli si chiamano disertori: d'altra parte in quella
massa c'è la grande maggioranza che è caduta
prigioniera dopo aver fatto il suo dovere
dopo aver combattuto: se
così non fosse potremmo cominciare a bollare Cesare Battisti e
molti valorosi e brillanti ufficiali e soldati che hanno avuto la
disgrazia di cadere nelle mani del nemico.
(segue...)
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