(segue) Discorso da ascoltare
(1 maggio 1919)
[Inizio scritto]
Quando un signore qualunque è
munito di quella tessera
da un giorno o da un mezzo secolo
ed è
in regola colle marchette
egli cessa issofatto di appartenere alla
povera nostra comune umanità: diventa un prescelto
un eletto
un veggente
un apostolo
un santo
un dio: tutte le sapienze
tutte
le virtù
tutti gli eroismi gli appartengono. Quello che dice
decide
fa o non fa
rappresenta il maximum della saggezza: il
cartoncino della tessera ha un magico potere per cui gli imbecilli
diventano geni
i conigli leoni e la massa operaia deve ubbidire
ciecamente ubbidire
a ciò che viene stabilito da un sinedrio
di uomini
che non hanno mai lavorato e non lavoreranno mai
perché
hanno trovato nel «socialismo» il loro mestiere
il loro
pane
la loro soddisfazione
come altri trova il pane e il resto in
una scuola
in un ufficio
in un campo o in una officina. C'è
una nuova divinità nel mondo: la tessera. E come tutte le
divinità anche questa richiede non solo incensi
ma sacrifici;
non solo preci
ma sangue.
I proletari vogliono o non
vogliono accorgersi che sono ancora incatenati e che da una schiavitù
passano a un'altra schiavitù? Gli operai che sono degni
dell'aggettivo «coscienti» devono insorgere contro il
rinnovato strazio che si fa della loro volontà
del loro
benessere
della loro vita.
Il «partito» è
un fatto estraneo al movimento operaio. Nessuno gli contesta
l'esercizio del potere sui suoi inscritti; ma è cretino e
criminoso permettergli l'esercizio e l'abuso del potere sul
proletariato. Che il pus decida il finimondo
è affare che lo
riguarda
ma che decida in assenza del proletariato e contro il
proletariato
arrogandosi poi il diritto d'imperio sul proletariato
stesso
è spettacolo «reazionario» e autocratico
che deve finire. È tempo di stabilire nelle organizzazioni
un
regime di vera democrazia. È tempo di dire che prima di
inscenare qualsiasi movimento economico e politico
gli operai devono
essere interpellati. È tempo di dire che gli operai non sono
fantocci privi di capacità ragionante
come li ritiene il
partito socialista
dal momento che si «sostituisce»
continuamente a loro senza interrogarli mai.
(segue...)
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