Orientamenti
(21 novembre 1919)
Nel novembre del
1919 si ebbe la prima
intensissima
campagna elettorale del
Fascismo
culminante nel discorso detto dal Duce
l'undici novembre
in Piazza Belgioioso
e non interamente raccolto dai resocontisti. Ma
la giornata elettorale del 16 novembre 1919 diede una grande
maggioranza ai partiti del centro e dell'estrema sinistra. Mussolini
capolista
ottenne solo 4064 voti
e fu arrestato illegalmente
per
ordine di Nitti
mentre la plebaglia si abbandonava nella strada a
nefande gazzarre. Per nulla abbattuto dalla sconfitta
egli
riprendeva con maggiore intensità la sua lotta politica
e
faceva in questo articolo - pubblicato sul «Popolo d'Italia»
il 21 novembre 1919 - una serena disamina degli avvenimenti.
Prima di tracciare le linee
della nostra azione futura
bisogna realizzare la situazione
oggi
che gli elementi per farlo con una certa attendibilità sono al
completo o quasi. È inutile ritornare sulle cause contingenti
della vittoria socialista in Italia e della impressionante disfatta
socialista in Francia. Uno scrittore lo ha già fatto su queste
colonne con un chiaro e forte articolo. Il risultato delle elezioni è
penoso da un punto di vista morale
in quanto può dare
l'impressione che abbia segnato la condanna dell'intervento
della
guerra e della vittoria e il trionfo del bolscevismo
ma in realtà
le cose non stanno in questi termini. Più che la condanna
dell'intervento
moltissimi dei votanti socialisti hanno voluto
condannare il «modo» con cui è stata condotta la
nostra guerra e il «modo» per cui non è stata
ancora combinata la nostra pace. D'altra parte non sarà
inopportuno ricordare che l'intervento fu voluto e imposto da una
relativamente esigua minoranza del popolo italiano; ma questa
constatazione che noi abbiamo fatto ripetute volte
invece di
diminuire
accresce straordinariamente il valore ideale
dell'intervento italiano. Né occorre attardarsi a rilevare la
stridente contraddizione — l'eterna contraddizione — che
sta fra il grido ancora ripetuto bestialmente di «abbasso la
guerra» e l'esaltazione dei trionfi elettorali del partito
dovuti essenzialmente se non esclusivamente al fatto guerra. Senza la
guerra
il partito socialista avrebbe potuto
non diciamo realizzare
ma soltanto sperare le vittorie odierne? Invece di imprecare contro
gli interventisti
che scossero e dominarono l'Italia panciafichista
e panciafichista in tutte le classi
bisognerebbe ringraziarli
perché coscientemente o incoscientemente hanno «lavorato»
preparato
reso possibile la cartacea «valanga»
socialista.
(segue...)
|