“Navigare necesse”
(1 gennaio 1920)


      Articolo pubblicato sul «Popolo d'Italia» il 1° gennaio 1920 quando - quattordici mesi dopo la Vittoria - l'Italia era ancora senza pace travagliata dalla canea rossa e dal ricatto parlamentare. I nomi di Abbo e Barberis qui citati sono quelli di due deputati socialisti famosi per la loro crassa ignoranza e divenuti esempi tipici dell'abbrutimento parlamentare.

      Un anno è finito. Un anno incomincia. Un'altra goccia è caduta a perdersi nell'oceano infinito del tempo che non passa perché siamo noi che passiamo. E i cronisti in quest'ora che richiama echi sentimentali si affrettano a ricapitolare in tutte le manifestazioni salienti della vita individuale e collettiva l'anno che fu. Certamente tempestoso è stato il primo anno di pace. La bellicosità innata e immortale checché si dica dai rammolliti del pacifismo arcadico e arcadicheggiante si è semplicemente spostata nello spazio e dalle trincee è venuta a manifestarsi nelle piazze e nelle strade delle città. Tutta Europa e non soltanto l'Italia è stata percorsa e scossa dai «bradisismi» sociali. Il movimento continua e il travaglio oscuro e tormentoso dei popoli all'interno e all'estero non è cessato. Ha delle soste e delle riprese acute; modifica attenua o esaspera le sue espressioni ma l'equilibrio psicologico non è ancora dovunque raggiunto.
      La crisi economica è aggravata da una vera e propria crisi di nervi. Noi non ci facciamo illusioni. Non entriamo nel 1920 con la speranza che le cose ritorneranno nella normalità. Anzitutto: in quale normalità? Nuove e fiere lotte ci attendono poiché molti dei problemi che furono posti devono essere risolti o negati. Comunque non ci associamo al pessimismo imbelle e nemmeno ci lusinghiamo in un ottimismo panglossiano.

(segue...)