Ritorno alla ragione?
(11 marzo 1920)


      Questo articolo pubblicato l'undici marzo 1920 sul «Popolo d'Italia» è una spietata documentazione del dissolvimento intellettuale e pragmatico del socialismo nella sua accanita ma vana lotta contro il Fascismo.

      Lo constatiamo con un sentimento composito che sta fra la soddisfazione e il rammarico: il numero dei «reazionari» è in aumento. Abbiamo sul tavolo parecchie nonché svariate manifestazioni di «reazionarismo» e vengono quasi tutte dal campo socialista ufficiale. I fatti di Mantova prima quelli di Milano poi hanno colmato la misura. Si comincia a parlar chiaro. Si sente il bisogno di scindere le responsabilità.
      Ecco qui La Lotta giornale socialista di Imola con un articolo sintomaticissimo. Basta pensare che Imola è una specie di Mecca del socialismo italiano e che il deputato di Imola conte Tonino Graziadei bolscevicheggia. L'articolo di cui ci occupiamo è un attacco in piena regola sferrato contro i super-estremisti che sarebbero i sindacalisti e gli anarchici la cui compagnia e predicazione comincia a «pesare» sulla coscienza non del tutto tranquilla dei socialisti ufficiali italiani.
      «Ma poi ci siamo accorti — dice La Lotta — che il fratello minore è uno sbarazzino impenitente che approfitta della nostra bontà per darci il calcio dell'asino che urla a perdifiato inutilmente senza costrutto cose a cui egli stesso non crede».
      Se ne sono accorti un po' in ritardo i socialisti imolesi ma forse sono ancora in tempo... per salvarsi dalla «rottura del collo». E poiché gli iper-estremisti accusano i socialisti di essere degli «austriacanti» La Lotta in cotal guisa si difende:
      «Autoritarie ci sembrano invece — dice La Lotta — quelle minoranze molto sparute che vogliono imporre i loro sistemi le loro volontà alla stragrande maggioranza anche colla violenza col turpiloquio colla calunnia.

(segue...)