(segue) Ritorno alla ragione?
(11 marzo 1920)
[Inizio scritto]

      «Sistema borghese.
      «Pochi che s'infischiano dei diritti dei bisogni delle volontà dei molti. Vogliamo ammettere che i nostri avversari di sinistra non si siano accorti del loro eccesso di rivoluzionarismo.
      «Correndo troppo si rischia di rompersi il collo.
      «E a noi pare che anarchici e sindacalisti vadano precipitando verso sistemi completamente opposti alle concezioni dottrinarie dell'ideale che dicono di abbracciare».
      Ma osservate come diventano «saggi» i socialisti imolesi i quali soltanto nel febbraio del 1920 «scoprono» quello che è già scoperto da quando l'uomo si staccò dall'ultimo ceppo delle scimmie antropomorfe parecchie diecine di migliaia d'anni fa e che cioè «correndo troppo si rischia di rompersi l'osso del collo».
      Seguono nell'articolo alcuni dettagli piccanti. Risulta che nella Mecca del socialismo italiano gli inscritti al partito non superano la meschina cifra di 500 soci. Ma ci sono dieci mila organizzati nelle leghe e c'è in città un ricco magazzino cooperativo. Ora è accaduto nei moti del luglio scorso pel caro viveri che questo magazzino fu il primo ad essere saccheggiato malgrado l'etichetta socialista. Si parlava nei giorni scorsi di un bis. E allora il partito ha creato per difendere il magazzino una specie di «guardia rossa». Inde irae degli anarchici che hanno accusato i socialisti di essere dei «poliziotti». I socialisti replicano in questo modo:
      «Le istituzioni proletarie — proclama La Lotta — devono essere tutelate da qualsiasi eccesso di violenza; sia borghese sia di incoscienti scalmanati.
      «La guardia rossa chiamiamola pure così è una istituzione prettamente rivoluzionaria; piaccia o non piaccia ai nostri avversari di qualunque parte.

(segue...)