(segue) Ritorno alla ragione?
(11 marzo 1920)
[Inizio scritto]

      «Nessuna preoccupazione per il miglioramento tecnico morale delle categorie.
      «Si istilla il convincimento nelle masse che le organizzazioni economiche siano istituzioni che operino solo per l'aumento del salario.
      «Noi ci ribelliamo».
      Un po' tardiva la vostra ribellione cari signori. Noi reazionari che ci vantiamo di essere a nostro modo reazionari vi abbiamo da gran tempo preceduti. Siamo nei vostri confronti in anticipazione di parecchi mesi. Ma se foste sinceri dovreste riconoscere la vostra grossissima parte di responsabilità in tutto quel che vi capita. La graduazione dell'alcoolismo cosiddetto sovversivo ha le sue leggi. Si comincia col Trani. Poi si vuole la vodka. Poi la benzina. Quindi il petrolio. E alla fine il gas illuminante. Voi avete fatto ingurgitare troppo Trani estremista. Adesso il proletariato che si è abituato a quel veleno (mitridatismo) ne cerca uno più potente. Siete voi che lo avete cacciato su questa strada in fondo alla quale c'è il delirio «tremens» o la pazzia! Quello che stampate oggi — forzati dalla necessità che vi incalza — è sacrosantamente vero ma dovevate dirlo prima dovevate dirlo sempre.
      «La società che noi propugniamo — dice l'organo dei socialisti imolesi — non è come da taluni leggermente si pensa.
      «Ad un diritto devono corrispondere dieci venti cento doveri. Spirito di sacrificio abnegazione molta moltissima volontà di lavorare devono essere le elementari regole della convivenza comunista.
      «La vita di un popolo è intimamente connessa colla produttività che esso può dare.
      «Non altrimenti!
      «Contrariamente vi è il caos la sconfitta irrimediabile».

(segue...)