(segue) Bissolati
(7 maggio 1920)
[Inizio scritto]

      Noi affermiamo che appunto negli atti e nei discorsi di questi ultimi anni sta la vera grandezza di Bissolati. Egli aveva realizzato la sintesi armonica fra socialismo e nazione; fra la classe e la patria. Le ferite sul Monte Nero — come sergente degli Alpini — furono e saranno il suo vero titolo di gloria. I discorsi al popolo in difesa della guerra sono passati alla storia. Leonida Bissolati era un intelletto di primo ordine un grande cuore una anima sdegnosa di ogni volgarità e di ogni demagogia. Egli passò attraverso le tempeste di trent'anni di politica e di cinque di guerra e non un'ombra offuscò mai la purezza della sua vita. Non era un furbo era piuttosto un ingenuo. Non era un procacciante di onori e di popolarità ma un combattente che prediligeva mettersi all'avanguardia e aprire il varco agli altri.
      Salutiamo con tutte le nostre bandiere questo compagno intrepido della buona battaglia interventista artefice delle giornate di maggio: noi sentiamo — e perciò più vivo è il nostro dolore — che se la morte lo avesse risparmiato ancora per qualche tempo ci saremmo ritrovati nuovamente con lui per condurre a compimento l'opera e vincere l'Italia dei disertori degli ignavi e degli immemori!