Posizioni e responsabilità
(24 dicembre 1920)
L'opinione
pubblica era in fermento per la minaccia d'un conflitto a Fiume.
Invano si tentavano le vie d'un accordo fra Roma e Fiume; il Governo
di Giolitti era preoccupato dalla pressione socialista e voleva
mostrarsi inesorabile verso la città olocausta per supino
servilismo ai partiti estremi e alla diplomazia europea. In tale
momento
il 24 dicembre 1920
apparve sul» Popolo d'Italia»
il seguente articolo:
Ci sono
nella storia antica e
recente
dei Trattati di guerra e dei Trattati di pace. Trattato di
guerra fu quello concluso a Londra il 26 aprile 1915 col quale
l'Italia si impegnava entro un mese a scendere in guerra a fianco
dell'Intesa; Trattato di pace è stato quello concluso a
Rapallo il 12 novembre del 1920.
Noi accettiamo la tesi che
quando lo Stato ha concluso un trattato — sia di guerra
sia di
pace — i cittadini devono acconciarsi al fatto compiuto.
Respingiamo la tesi tedesca che i trattati
sia di pace sia di
guerra
possano essere considerati dei «chiffons de papier».
I trattati non sono e non possono essere eterni
ma non sono nemmeno
giochi di fanciulli capricciosi.
Giova ricordare che
scoppiata
la guerra
noi non abbiamo dato un minuto di tregua a coloro che non
accettarono il fatto compiuto
conseguenza di un trattato rimasto
si
noti
per oltre tre anni completamente sconosciuto alla totalità
dei cittadini. Il soldato che non accettava di eseguire
per la sua
infinitesimale quota-parte
il Trattato di Londra
veniva
semplicemente fucilato. Il cittadino che insorgeva con atti o con
parole contro il fatto compiuto della dichiarazione di guerra
veniva
severamente colpito da leggi eccezionali. Lo Stato esigeva e
imponeva
dinanzi al fatto compiuto della guerra
l'unanimità
della disciplina nazionale. È quello che d'Annunzio fa in
questo momento a Fiume. Lo stesso discorso si può applicare
quando un trattato di pace è diventato un fatto compiuto. I
fascisti
che furono i più energici sostenitori della
disciplina nazionale
nei confronti dei neutralisti
durante la
guerra
hanno perfettamente intonato il loro atteggiamento odierno al
loro atteggiamento degli anni di guerra. Hanno criticato acerbamente
i lati manchevoli del Trattato di Rapallo
ma non hanno compiuto
gesto alcuno di pratica rivolta contro il Governo che l'aveva
concluso
né pensano di impedire l'esecuzione del Trattato
stesso per ciò che riguarda l'Italia da una parte e la
Jugoslavia dall'altra.
(segue...)
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