(segue) Posizioni e responsabilità
(24 dicembre 1920)
[Inizio scritto]

      Insistendo e insisteremo perché il Governo di Giolitti riconosca la Reggenza e s'accordi a due o a tre con Fiume per l'esecuzione del Trattato di Rapallo noi vogliamo aggiungere che l'on. Giolitti non è il più indicato a esigere da Gabriele d'Annunzio l'ossequio al fatto compiuto di un trattato di pace. C'è un precedente famoso. Nel maggio del 1915 l'on. Giolitti sapeva che un trattato di guerra c'era e che stipulato dai poteri responsabili dello Stato in nome del Re non poteva essere violato. Eppure l'on. Giolitti non si piegò — allora — alla disciplina del fatto compiuto ma tentò di provocare un'aperta sedizione parlamentare e popolare contro i poteri responsabili. Egli allora peccò d'indisciplina contro un Trattato di guerra; oggi Gabriele d'Annunzio pecca o meglio non pecca d'indisciplina contro un Trattato di pace perché c'è questa differenza capitale: che Giolitti era a Roma mentre d'Annunzio è capo di Governo di uno Stato indipendente straniero al quale non si possono imporre patti e confini prima di averlo almeno almeno interpellato.
      Con questa nota intendiamo rientrare la discussione all'odierno Consiglio Nazionale dei Fasci e risparmiarci se possibile un discorso.