(segue) Dopo due anni
(23 marzo 1921)
[Inizio scritto]
Dopo due anni di lotte
di varie
e tempestose vicende
gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa: il
punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il Fascismo
dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città
dilaga
straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote
campagne. Che cosa è questo Fascismo
contro il quale si
accanisce invano una multicolore masnada di nemici vecchi e nuovi?
Che cosa è questo Fascismo
le cui gesta riempiono le cronache
italiane? È proprio «l'anticiviltà»
come
ha detto
non più tardi di ieri
in un momento di acuto
spappolamento cerebrale
l'on. Filippo Turati?
Sia concesso a noi
che abbiamo
l'orgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba creatura
piena
di tutti gli impeti e gli ardori di una giovinezza traboccante di
vita; sia concesso a noi di rispondere a queste domande.
Il Fascismo è una grande
mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo
diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale
programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale
e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il
nostro programma concreto
com'è stato notato giorni sono da
un redattore del Resto del Carlino
non è antitetico ed è
piuttosto convergente con quello dei socialisti
per tutto ciò
che riguarda la riorganizzazione tecnica
amministrativa e politica
del nostro Paese.
Noi agitiamo dei valori morali e
tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto
lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca
arbitraria sul misterioso futuro. Noi non crediamo ai programmi
dogmatici
a questa specie di cornici rigide che dovrebbero contenere
e sacrificare la mutevole cangiante complessa realtà. Ci
permettiamo il lusso di assommare e conciliare e superare in noi
quelle antitesi in cui si imbestiano gli altri
che si fossilizzano
in un monosillabo di affermazione o di negazione. Noi ci permettiamo
il lusso di essere aristocratici e democratici: conservatori e
progressisti; reazionari e rivoluzionari; legalitari e illegalitari
a seconda delle circostanze di tempo
di luogo
di ambiente
in una
parola «di storia»
nelle quali siamo costretti a vivere
e ad agire. Il Fascismo non è una chiesa; è piuttosto
una palestra. Non è un partito; è un movimento; non ha
un programma bell'e fatto da realizzarsi nell'anno duemila per la
semplice ragione che il Fascismo costruisce giorno per giorno
l'edificio della sua volontà e della sua passione.
(segue...)
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