Il primo discorso alla camera
(21 giugno 1921)


      Le elezioni del 1919 non avevano portato Benito Mussolini al Parlamento.. Gli avversari vincitori si erano abbandonati ad ignobili e nefande gazzarre e Mussolini era stato illegalmente arrestato dal Questore di Milano che aveva dovuto poi rilasciarlo in seguito all'intervento dei cittadini più autorevoli e all'esplosione di sdegno dell'opinione pubblica. La sconfitta del 1919 si era trasformata in un'alta affermazione morale.
      Ma nel 1921 il Fascismo aveva già fatto passi da gigante e capitanava la concentrazione delle forze nazionali. Mussolini nel 1919 come capolista aveva ottenuto 4064 voti; nel 1921 ottenne 124.918 voti.
      Entrò alla Camera come leader non solo del movimento fascista ma di tutte le forze nazionali di destra. Sprezzante del vecchio parlamentarismo si servì della tribuna parlamentare per parlare non ai deputati ma all'intera nazione; e il crescente consenso dell'opinione pubblica dava alle sue parole un peso che superava di gran lunga tutte le sterili guerriglie di Montecitorio.
      Questo è il primo discorso dal banco di deputato pronunciato nella tornata del 21 giugno 1921 mentre si discuteva su l'indirizzo di risposta al discorso della Corona. Gli oggetti del discorso sono due: 1° critica alla politica italiana nell'Alto Adige e alla politica estera del Conte Sforza; 2° la posizione del Fascismo di fronte agli altri Partiti. Le citazioni carducciane a pag. 185 derivano dall'ode «Alla città di Ferrara» (in Rime e Ritmi) dall'ode «Per Eduardo Corazzini» e da quella «Per Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti» (in Giambi ed Epodi).

      Non mi dispiace onorevoli colleghi di iniziare il mio discorso da quei banchi dell'estrema destra dove nei tempi in cui lo spaccio della Bestia trionfante aveva le sue porte spalancate ed un commercio avviatissimo nessuno osava più sedere.

(segue...)