(segue) Il primo discorso alla Camera
(21 giugno 1921)
[Inizio scritto]

      Finché al Governo di Giolitti vi sia titolare della politica estera il conte Sforza noi non possiamo che trovarci all'opposizione. (Commenti).
      Passo alla politica interna. Vengo cioè a precisare la posizione del fascismo di fronte ai diversi partiti. (Segni di attenzione).
      Comincio dal partito comunista.
      Il comunismo l'onorevole Graziadei me lo insegna è una dottrina che spunta nelle epoche di miseria e di disperazione. (Commenti).
      Quando la somma dei beni è decimata il primo pensiero che balza alla mente degli umani è quello di mettere tutto in comune perché ce ne sia un po' per tutti. Ma questa non è che la prima fase del comunismo la fase del consumo: dopo vi è la fase della produzione che è enormemente difficile tanto difficile che quel grande quel formidabile artista (non già legislatore) che risponde al nome di Vladimiro Ulianoff-Lenin quando ha dovuto foggiare il materiale umano si è accorto che esso è più refrattario del bronzo e del marmo. (Approvazioni commenti).
      Conosco i comunisti. Li conosco perché parte di loro sono i miei figli... intendiamoci... spirituali. (Ilarità commenti).
      Presidente. Non è ammessa la ricerca della paternità onorevole Mussolini! (Si ride).
      Mussolini. ... e riconosco con una sincerità che può parere cinica che io per primo ho infettato codesta gente quando ho introdotto nella circolazione del socialismo italiano un po' di Bergson mescolato a molto Blanqui.
      C'è un filosofo al banco dei ministri ed egli certamente m'insegna che le filosofie neo-spiritualistiche con quel loro ondeggiare continuo fra la metafisica e la lirica sono perniciosissime per i piccoli cervelli. (Ilarità).

(segue...)