Per la vera pacificazione
(1 dicembre 1921)
Il Congresso
Fascista di Roma fu chiuso violentemente da un'aggressione sovversiva
seguita da sciopero generale. In seguito a questo fatto
che si
aggiungeva ad altri simili
veniva denunciato - come si è
detto - «il patto di pacificazione» che durò
dall'agosto al novembre
e non fu mai rispettato dai socialisti -
senza contare i comunisti che ad esso non avevano neppure aderito. I
socialisti
responsabili della denuncia del patto
si atteggiavano a
vittime - e il 26 novembre 1921
il Gruppo parlamentare socialista
aveva presentato una mozione
accusando il Governo presieduto da S.
E. Bonomi di tollerare le bande armate e d'aver fallito nel suo
programma di ripristino dell'autorità. La discussione si
protraeva inutilmente quando - nella tornata del 1° dicembre 1921
- Mussolini prese la parola per dimostrare la debolezza del Governo e
l'incoerenza dei suoi avversari. Nel tempo stesso
Egli riaffermava
la necessità d'una più vera pacificazione per ragioni
di umanità e anche per presentare all'Europa
nel prossimo
anno 1922
un'Italia unita e concorde
capace d'imporsi nelle future
inevitabili revisioni dei Trattali. Egli affermava d'aver
«l'impressione che il 1922» potesse «essere un anno
fatidico»; questo suo presagio si riferiva alla politica
estera
ma doveva acquistare più tardi un valore singolare per
il fatto che il 1922 doveva essere l'anno della Marcia su Roma.
Onorevoli colleghi! Ho ascoltato
con viva attenzione i discorsi pronunziati in quest'aula dagli
onorevoli Ferri
Dugoni e in parte dall'onorevole Vacirca. Ho
ascoltato pure con vivo interesse il discorso dell'onorevole
Graziadei e ho notato che il suo metodo polemico non cambia per
volgere di stagione; egli cioè ci presenta due Graziadei: uno
che è lo studioso e un altro che è
oggi
il comunista.
Ma ascoltando appunto i discorsi degli onorevoli Ferri e Dugoni
io
mi sono posto questo quesito
se
cioè
la discussione che
dura da tre giorni abbia un'utilità qualsiasi.
(segue...)
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