(segue) Per la vera pacificazione
(1 dicembre 1921)
[Inizio scritto]
Io vorrei che a proposito della
crisi italiana non si esagerasse. Prima di tutto gli altri popoli non
stanno meglio di noi. Si dice da varie parti che la Germania sta
riprendendosi energicamente
e può essere vero sotto un certo
punto di vista economico
ma la Germania è però
percorsa da una crisi morale acutissima.
Del resto in Italia questa lotta
di fazioni è limitata a delle esigue minoranze di fronte a una
massa imponente di popolazione. Ci sono delle provincie dove risse
civili non ce ne sono mai state; ci sono delle provincie dove queste
ci sono state
ma dove si sono ripristinate le condizioni del vivere
civile; ci sono provincie dove la lotta infuria ancora. Se fosse
concesso tirare due linee per individuare geograficamente la
situazione
una linea andrebbe da Livorno ad Ancona e l'altra
potrebbe essere data dalla Valle del Po. Ora domandiamoci: la
situazione dall'agosto ad oggi è migliorata? È
peggiorata? È stazionaria?
Ritengo che i punti neri della
situazione siano il deficit finanziario
la disoccupazione e il
caro-viveri; elementi favorevoli della situazione sono da considerare
lo stato d'animo delle masse operaie e la situazione dei diversi
partiti così detti sovversivi. È innegabile che il
proletariato italiano si trova in un periodo che io chiamerei di
sbandamento morale
non già per l'azione più o meno
violenta del fascismo
ma per il crollo di tutta la ideologia che
aveva alimentato potentemente gli entusiasmi del dopo guerra. D'altra
parte i partiti sovversivi sono in fiero contrasto fra di loro
ed
io
che seguo attentamente la letteratura così detta
sovversiva
ho motivo di rallegrare il mio spirito quando
per
esempio
vedo i comunisti che definiscono il partito socialista come
un circo Barnum. Per loro Serrati è un politicante qualunque;
ma sono così privi di religione questi comunisti cerebrali di
Torino e di Roma che non rispettano nemmeno gli idoli ed i santoni
del sovversivismo italiano. Per loro
per esempio
Enrico Malatesta
questo spauracchio di tutta la borghesia
è un fanciullino che
legge romanzi polizieschi
Luigi Fabbri
un teologo di villaggio
Armando Borghi un buffone
che non sa ridere e non fa ridere: dal
canto loro gli anarchici definiscono il direttore dell'Ordine Nuovo
un finto stupido
finto veramente perché si tratta di un sardo
gobbo e professore di economia e filosofia
di un cervello
indubbiamente potente.
(segue...)
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