(segue) Per la vera pacificazione
(1 dicembre 1921)
[Inizio scritto]
In questa situazione la
borghesia italiana deve essere straordinariamente intelligente
non
deve cioè irrigidirsi in posizioni di non necessaria
intransigenza classista
e meno ancora pensare di respingere le masse
laboriose della Nazione in condizioni di vita sorpassate
la quale
cosa non potrebbe essere mai tollerata dal fascismo italiano.
Quando la Camera aggiornò
i suoi lavori
mi pare nell'agosto
il ministro Bonomi ebbe un
duplice viatico
un viatico di voti
una enorme maggioranza
come non
si poteva nemmeno sognare
e il trattato di pacificazione. Io credo
che l'onorevole Bonomi non si sia fatto illusioni sulla reale
efficienza di quel voto di maggioranza.
Quanto al trattato di
pacificazione io devo farne parola perché molto se n'è
discusso in questi giorni. Il trattato di pacificazione fu voluto
indubbiamente da uomini di nobile sentire
preoccupati delle
condizioni nelle quali la Nazione si trovava in quel periodo di
tempo. Ma devo riconoscere che il merito precipuo della stipulazione
di questo famoso e famigerato trattato deve essere assegnato al
Presidente della Camera: egli fu di una abilità portentosa per
superare tutti gli ostacoli procedurali e di sostanza
perché
fino all'ultimo momento
quando già si trattava della firma
l'onorevole Musatti sollevò le ultime eccezioni; furono
trattative lunghissime
estenuanti
non se ne poteva più; e
d'altra parte
la coscienza nazionale reclamava energicamente un
atto
un gesto
un qualche cosa che significasse volontà di
pace.
Così venne alla luce il
famoso trattato. Il quale ha dato quello che poteva dare.
Tutti dobbiamo riconoscere in
questa Camera che da allora le spedizioni punitive fasciste in grande
stile come quella di Sarzana
come quella di Treviso
come quella di
Viterbo
non si sono più verificate.
D'altra parte s'è visto
che il Governo con le sue misure di semplice polizia non ha potuto e
non ha saputo fronteggiare la situazione.
(segue...)
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