(segue) Per la vera pacificazione
(1 dicembre 1921)
[Inizio scritto]

      La novità poteva essere data da un atteggiamento del partito popolare cioè da un atteggiamento anticollaborazionista. Ma il partito popolare è un partito di pragmatisti fenomenali che fanno la storia giorno per giorno: relativisti avant les lettres che non hanno nemmeno lo scrupolo di collaborare con la massoneria che non hanno nemmeno lo scrupolo di collaborare coi socialisti e forse nemmeno con noi purché sia dato a loro una quota parte abbondante del bottino ministeriale. (Ilarità).
      Dopo le elezioni io lanciai la candidatura dell'onorevole Meda obbedendo a una logica di buon senso. Io dicevo l'unico partito forte non solo nel Parlamento ma nel Paese forte per tradizioni politiche morali religiose e anche per la sua costituzione organica di partito è il partito popolare. È il più numeroso che ci sia alla Camera: ha 107 deputati. Siccome il partito popolare non si ritira mai sull'Aventino ed è collaborazionista per definizione è naturale che all'onorevole Meda tocchi logicamente il posto di presidente del Consiglio. Ma anche l'onorevole Meda pare che non voglia saperne ragione per cui noi siamo ridotti al Ministero dell'onorevole Bonomi il quale non è un Ministero di forza ma è un Ministero di comodo (commenti) cioè il Ministero che tutti accettano apertamente ma che intimamente tutti sopportano.
      L'iniziativa di una crisi non viene dunque dal Paese e non può venire per la situazione immutata dei partiti nemmeno dei partiti più forti che siano alla Camera. Il partito socialista continua a rimanere sull'Aventino. C'è la democrazia sociale-liberale che chiameremo unitaria a scopo di brevità dei nostri nominalismi politici. La democrazia unitaria non può prendere essa stessa l'iniziativa di una crisi perché rivelerebbe troppo apertamente il suo giuoco. Il pubblico direbbe: siete appena nati avete appena messi i denti e avete un appetito così formidabile? (Commenti ilarità).

(segue...)