(segue) Quando il mito tramonta
(23 dicembre 1921)
[Inizio scritto]
Questa psicologia da terra
promessa preesistente alla guerra — e contro la quale
bisogna
riconoscerlo
si drizzò la critica sindacalista che partiva da
premesse filosofiche piuttosto pessimiste e da un più concreto
esame della realtà e delle forze storiche — si potenziò
e si esaltò nell'immediato dopo guerra attraverso le influenze
e le apoteosi del bolscevismo russo. «Ecco un popolo — si
dissero i proletari di tutti i paesi e specialmente quelli italiani
così facili all'entusiasmo — ecco un paese che è
terra promessa o alla vigilia di diventarlo». Liberi e ben
pasciuti
con scarsi obblighi di lavoro e con disciplina a capriccio:
così in un primo e secondo tempo gli illusi proletari
dell'occidente rappresentarono a se stessi i loro fratelli di Russia
che avevano infranto le catene della schiavitù borghese.
Invece... Andarono i primi
missionari e constatarono che non c'era pane
non libertà e
molta disciplina di officina e di caserma
imposta anche col terrore.
Allora il mito che bruciava le anime proletarie dell'occidente
cominciò a gelare. Poi vennero le raccapriccianti descrizioni
della carestia
gli appelli angosciosi per soccorrere gli affamati
la descrizione delle città abbandonate
delle campagne deserte
e delle popolazioni condannate a morire nelle solitudini algide di un
paese senza confini; e allora il buon proletario
educato dal
socialismo ad una crassa e grassa concezione edonistica e pacioccona
della vita
cominciò a rallegrarsi in cuor suo di essere in
Italia e non in Russia
di essere governato da Vittorio Emanuele e
non da Nicola Lenin; il buon proletario
nel confronto
cominciò
ad apprezzare
ad adagiarsi
a quasi crogiolarsi nelle piccole
comodità della sua vita che vanno dall'osteria al
cinematografo: il che non gli impedì di versare l'obolo prò
Russia.
Il ciclo dei trapassi
psicologici era concluso: il bolscevismo era spento nel cuore e nelle
speranze di tutti
esclusi coloro che ci mangiano sopra. Né
poteva essere diversamente. La catastrofe russa
coincide
per
l'occidente
con la catastrofe del socialismo
inteso non come una
costruzione faticosa e sanguinosa
ma come una grande razzia di
ricchezza da effettuare a un dato momento.
(segue...)
|