(segue) Quando il mito tramonta
(23 dicembre 1921)
[Inizio scritto]
D'altra parte c'è da
chiedersi: «Sarebbe il socialismo riuscito ad organizzare
relativamente vaste masse di uomini
se non avesse in loro suscitate
le aspettazioni da "terra promessa"»? Quanti operai
sarebbero andati al socialismo
se gli apostoli avessero proclamato
che il compito di demolire la borghesia era forse il minore e che
una volta demolita la borghesia
tutto era da ricominciare?
Si può rispondere: «Non
molti». Si preferì l'altro metodo: quello che si
potrebbe chiamare dell'«ottimismo facilone».
Naturalmente
al contatto con la realtà
tale ottimismo doveva
andare in pezzi. Se ne può dedurre che se le miserie e gli
orrori del bolscevismo russo hanno ucciso il mito
tale fatto è
stato possibile in grazia dell'orientamento che il socialismo aveva
dato alla sua predicazione.
La tragedia è che il
socialismo non può imprimere altro marchio di fabbrica alle
sue anime. Deve continuare ad essere uno specifico per la felicità
dei proletari e di tutti gli uomini. Deve continuare a fare credere
che solo nel socialismo gli uomini saranno tutti liberi
tutti
ricchi
tutti intelligenti
tutti felici. Il socialismo garantisce un
minimo di felicità agli uomini: litro
pollo
cinema e donna.
Ma nella vita la felicità non esiste.
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