(segue) Maschere e volto della Germania
(25 marzo 1922)
[Inizio scritto]
III.
Maschera è la repubblica;
maschera il pacifismo. Bisogna avere il coraggio di dire che la
Germania non è repubblicana e non è pacifica. Il suo
pacifismo è forzato. Non ha più un esercito: i
centomila uomini che il Trattato di Versaglia le ha concesso
non
dispongono
fra l'altro
di artiglierie
se non in proporzione
ridicola. La flotta di guerra è stata inabissata nei gorghi
del mare: milioni di fucili
migliaia di cannoni e di mitragliatrici
sono stati metodicamente consegnati e rastrellati. La Germania è
pacifica
perché «non può» fare la guerra.
Ma quello che importa indagare e conoscere
non è già
se nascoste nei sotterranei delle officine o nelle grotte delle
foreste ci siano ancora delle mitragliatrici
importa indagare e
conoscere qual'è lo stato d'animo delle nuove generazioni
tedesche. C'è una massa del popolo tedesco che è
pacifista; non è il pacifismo idealistico che giungerebbe sino
all'eroismo o al martirio; no: è un pacifismo di riposo
di
convenienza. Gran parte delle famiglie dei morti
dei mutilati
dei
feriti
sono ostili al pensiero di nuove guerre. Ma non v'ha dubbio
che la gioventù è tormentata dai desideri della
rivincita e non soltanto la gioventù degli Universitari o
degli ufficiali. In fondo è umano. Secondo l'opinione media
tedesca la Germania non ha perduto militarmente la guerra.
L'armistizio fu segnato in terra nemica. Senza il blocco
la Germania
aveva ancora energie sufficienti per tenere il fronte. Non c'è
stata una disordinata rotta di eserciti tedeschi. Non colle armi
ma
colla fame
è stata atterrata la Germania. Poi è venuto
il Trattato di Versaglia. La totalità dell'opinione tedesca lo
considera come un patto d'infamia e di vergogna; come un patto di
schiavitù e di miseria. E ineseguibile per giunta
anche
ammesso e non concesso che la buona volontà ci fosse di
eseguirlo. Una delle più alte personalità tedesche mi
diceva: «Una volta le guerre erano bilaterali: da Versaglia in
poi si è dimostrato che la guerra può essere
unilaterale
cioè fatta da un solo belligerante contro un
inerme. Quello che si è stipulato a Versaglia non è un
trattato di pace: è un trattato di guerra: fatta ancora nello
spazio
con occupazioni territoriali o minaccia di occupazioni
territoriali e dislocata nel tempo per alcuni decenni». Da
questa convinzione del popolo tedesco
al segreto
ma irrefrenabile
desiderio della rivincita e della vendetta
è logico e fatale
il passo. L'odio contro la Francia si accentua ogni giorno di più
sino a diventare parossistico. Guai alla Francia
se i tedeschi
potessero domani
fare una nuova guerra e vincerla! Gli ultimi
francesi sarebbero gettati nell'Atlantico. Per fortuna che il
problema della riscossa tedesca
non è soltanto francese
ma è
anche inglese e italiano. Qui si appalesa tutto il dramma di
Versaglia e il terribile dilemma che non fu possibile risolvere:
largire alla Germania un benigno trattato di pace
significava
rivederla in piedi dopo un brevissimo periodo di tempo
ma
coll'infliggere alla Germania
un durissimo trattato di pace
si
otteneva sì
lo scopo di paralizzarla militarmente per qualche
decina di anni
ma si accendevano nell'anima tedesca
sempre più
potenti e implacabili
i desideri della rivincita.
(segue...)
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