(segue) Il Fascismo e i rurali
(25 maggio 1922)
[Inizio scritto]
Il Fascismo rispetta la
religione; non è ateo
non è anti-cristiano
non è
anti-cattolico. Raramente si dà il caso di un funerale
fascista col rito cosiddetto civile. Non v'ha dubbio che il Fascismo
è molto meno anticattolico del P. P. La religiosità dei
rurali italiani
è perfettamente italiana. Il contadino che va
tutte le domeniche a messa
si ferma sulla porta e chiacchiera col
vicino di bestie e di mercati
è spettacolo che può
scandalizzare e irritare i «feroci» delle altre sette o
religioni
ma è nettamente adeguato al nostro carattere e al
nostro temperamento. Il «cupio dissolvi» non appartiene
alla religiosità dei rurali italiani. Il contadino italiano
non si angustia troppo
per sapere se l'inferno c'è o non c'è.
Egli si mette in regola
per il caso che ci sia
e basta. Tuttavia
l'opera violenta di anti-clericalismo e di scristianizzazione tentata
negli ultimi anni della guerra dal socialismo
aveva ferito molte
anime. La guerra ha rialzato i valori religiosi. Un movimento che
come quello fascista rispetta la religione e imprime alle sue stesse
manifestazioni un carattere di religiosità
determina ondate
di simpatia nell'animo dei rurali
che non si sono mai lasciati
sedurre dalle sparate ateistiche dei cosiddetti liberi pensatori in
giro di propaganda nei villaggi.
Anche le manifestazioni
che
chiameremo militari
dei fascisti
hanno la loro influenza simpatica
nell'animo dei contadini che hanno fatto la guerra.
VI.
Si è voluto in questi
ultimi tempi
bollare con un marchio di infamia il Fascismo
accusandolo di essere asservito agli interessi dei grossi ceti
agrari. È falso. Il Fascismo
lo ripeto
è in talune
plaghe l'espressione politica e spirituale di una nuova piccola
democrazia rurale che si è formata in questi ultimi anni. Il
merito storico — d'importanza veramente eccezionale — del
Fascismo
è di essere riuscito a inserire vaste masse di
elementi rurali nel corpo vivente della nostra storia.
(segue...)
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