(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]
E vengo alla violenza. La
violenza non è immorale. La violenza è qualche volta
morale. Noi contestiamo a tutti i nostri nemici il diritto di
lamentarsi della nostra violenza
perché paragonata a quelle
che si commisero negli anni infausti del '19 e del '20 e paragonata a
quella dei bolscevichi di Russia
dove sono state giustiziate due
milioni di persone e dove altri due milioni di individui giacciono in
carcere
la nostra violenza è un giuoco da fanciulli. D'altra
parte la violenza è risolutiva
perché alla fine del
luglio e di agosto in quarantotto ore di violenza sistematica e
guerriera abbiamo ottenuto quello che non avremmo ottenuto in
quarantotto anni di prediche e di propaganda. Quindi
quando la
nostra violenza è risolutiva di una situazione cancrenosa
è
moralissima
sacrosanta e necessaria. Ma
o amici fascisti
e parlo
ai fascisti d'Italia
bisogna che la nostra violenza abbia dei
caratteri specifici
fascisti. La violenza di dieci contro uno è
da ripudiare e da condannare. La violenza che non si spiega deve
essere ripudiata. C'è una violenza che libera ed una violenza
che incatena; c'è una violenza che è morale ed una
violenza che è stupida e immorale. Bisogna adeguare la
violenza alla necessità del momento
non farne una scuola
una
dottrina
uno sport. Bisogna che i fascisti evitino accuratamente di
sciupare con gesti di violenza sporadica
individuale
non
giustificata
le brillantissime e splendide vittorie dei primi di
agosto. Questo attendono i nostri nemici i quali da certi episodi e
diciamolo francamente
da certi ingrati episodi come quello di
Taranto
sono indotti a credere ed a sperare od a lusingarsi che la
violenza essendo diventata una specie di secondo abito
quando noi
non abbiamo più un bersaglio su cui esercitarla
la
esercitiamo su noi o contro di noi o contro i nazionalisti. Ora i
nazionalisti divergono da noi su certe questioni
ma la verità
va detta ed è questa: che in tutte le battaglie che abbiamo
combattuto li abbiamo avuti al nostro fianco.
(segue...)
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