Il discorso di Cremona
(26 settembre 1922)


      Questo discorso fu pronunziato dal Duce a Cremona il 26 settembre 1922 davanti a un'adunata di trentamila camicie nere. Le denominazioni di principi e triari in uso nel primo periodo della Marcia su Roma servivano a distinguere gli squadristi destinati all'azione (principi) dai fascisti più anziani non appartenenti alle Squadre considerati come una milizia ausiliaria (triari). Dopo la Marcia su Roma con la costituzione della M.V.S.N. tale denominazione fu abbandonata.

      Principi! Triari! Avanguardisti! Balilla! Donne fasciste! Popolo lavoratore di Cremona e provincia!
      La realtà ha superato come spesso accade le lusinghiere aspettative. La vostra adunata o fascisti cremonesi è la più solenne fra tutte quelle alle quali ho assistito. Sono venuto fra voi non per pronunziare un discorso poiché la eloquenza mi dà un senso irresistibile di fastidio; sono venuto ad esprimervi di persona la mia solidarietà che va dal vostro magnifico capo Roberto Farinacci all'ultimo squadrista. Qui in tempi che ormai possono dirsi remoti furono agitate delle grandi idee: qui sorse una democrazia che ebbe il suo periodo di splendore prima di diventare slombata e rammollita ai piedi del social-pussismo. E malgrado il fierissimo dissidio che ci separò dopo la guerra io non posso non ricordare un'altra nobile figura espressa dalla vostra terra feconda di messi e di spiriti: parlo di Leonida Bissolati.
      Coloro che sulla falsariga di informazioni tendenziose e bugiarde parlano di uno schiavismo agrario dovrebbero venire a vedere coi propri occhi questa folla di autentici lavoratori di gente del popolo con le spalle i garretti le braccia abbastanza solidi per portare le fortune sempre maggiori della Patria.
      Solo da canaglie e da criminali noi possiamo essere tacciati di nemici delle classi lavoratrici; noi che siamo figli di popolo; noi che abbiamo conosciuto la rude fatica delle braccia; noi che abbiamo sempre vissuto fra la gente del lavoro che è infinitamente superiore a tutti i falsi profeti che pretendono di rappresentarla! Ma appunto perché siamo figli di popolo non vogliamo ingannare il popolo non vogliamo mistificarlo promettendogli cose irraggiungibili pure prendendo solenne formale impegno di tutelarlo nella rivendicazione dei suoi giusti diritti e dei suoi legittimi interessi.

(segue...)