(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]
Intanto il nostro sindacalismo
diversifica da quello degli altri
perché noi non ammettiamo
lo sciopero nei pubblici servizi per nessun motivo. Siamo per la
collaborazione di classe
specie in un periodo come l'attuale di
crisi economica acutissima. Quindi cerchiamo di fare penetrare nel
cervello dei nostri sindacati questa verità e questa
concezione. Però bisogna dire
con altrettanta schiettezza
che gli industriali ed i datori di lavoro non debbono ricattarci
perché c'è un limite oltre al quale non si può
andare
e gli industriali stessi ed i datori di lavoro
la borghesia
per dirla in una parola
la borghesia deve rendersi conto che nella
Nazione c'è anche il popolo
una massa che lavora
e non si
può pensare a grandezza di Nazione se questa massa che lavora
è inquieta
oziosa
e che il compito del Fascismo è di
farne un tutto organico colla Nazione per averla domani
quando la
Nazione ha bisogno della massa
come l'artista ha bisogno della
materia greggia per forgiare i suoi capolavori.
Solo con una massa che sia
inserita nella vita e nella storia della Nazione noi potremo fare una
politica estera.
E sono giunto al tema che è
in questo momento di attualità grandissima. Alla fine della
guerra è evidente che non si è saputo fare la pace.
C'erano due strade: o la pace della spada o la pace della
approssimativa giustizia. Invece
sotto l'influenza d'una mentalità
democratica deleteria
non si è fatta la pace della spada
occupando Berlino
Vienna
Budapest
e non si è fatta nemmeno
la pace approssimativa della giustizia.
Gli uomini
molti dei quali
erano ignari di storia e di geografia (e pare che questi famosi
esperti
che noi potremmo chiamare italianamente periti
ne sapessero
quanto i loro principali
ed abbiano scomposto e ricomposto la carta
geografica d'Europa) hanno detto: «Dal momento che i turchi
danno fastidi all'Inghilterra
sopprimiamo la Turchia. Dal momento
che l'Italia per diventare una potenza mediterranea
deve avere
l'Adriatico come un suo golfo interno
neghiamo all'Italia le giuste
rivendicazioni di ordine adriatico». Che cosa succede? Succede
che il trattato più periferico naturalmente va in pezzi prima
degli altri. Ma siccome tutto consiste nella costruzione di questi
trattati
per cui tutti sono in relazione tra di loro
così il
disgregamento
il frantumamento del Trattato di Sevres riconduce
nella eventualità il pericolo che anche tutti gli altri
Trattati facciano la stessa fine.
(segue...)
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