(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]

      L'Inghilterra a mio avviso dimostra di non avere più una classe politica all'altezza della situazione. Infatti voi vedete che fin qui da quindici anni un solo uomo impersona la politica inglese. Non è stato ancora possibile di sostituirlo. Lloyd George che a detta di coloro che lo conoscono intimamente è un mediocre avvocato rappresenta la politica dell'impero da ben tre lustri! L'Inghilterra anche in questa occasione rivela la mentalità mercantile di un impero che vive sulle sue rendite e che aborre da qualsiasi sforzo che sia suo proprio che gli costi del sangue. Fa appello ai Dominions ed alla Jugoslavia ed alla Romania. D'altra parte se le cose si complicano in questo senso voi vedete spuntare l'eterno ed indistruttibile cosacco russo che cambia di nome ma che non cambia anima. Chi ha armato la Turchia di Kemal Pascià? La Francia e la Russia. Chi può armare la Germania di domani? La Russia. È grande fortuna al fine della nostra politica estera è grande fortuna che accanto ad un esercito che ha tradizioni gloriosissime l'esercito nazionale vi sia l'esercito fascista.
      Bisognerebbe che i nostri ministri degli Esteri sapessero giocare anche questa carta e la buttassero sul tappeto verde e dicessero: «Badate che l'Italia non fa più una politica di rinuncie o di viltà costi quello che costi!».
      Dicevo dunque che mentre negli altri paesi si comincia ad avere una chiara coscienza della forza rappresentata dal Fascismo italiano anche in tema di politica estera i nostri ministri sono sempre in atteggiamento di uomini che soggiacciono. Ci domandano quale è il nostro programma. Io ho già risposto a questa domanda che vorrebbe essere insidiosa in una piccola riunione tenuta a Levanto davanti a trenta o quaranta fascisti e non supponevo che avrebbe potuto avere una ripercussione così vasta il mio discorso il mio famigliare discorso.

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