(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]
Il nostro programma è
semplice: vogliamo governare l'Italia. Ci si dice: «Programmi?».
Ma di programmi ce ne sono anche troppi. Non sono i programmi di
salvazione che mancano all'Italia. Sono gli uomini e la volontà!
Non c'è italiano che non abbia o non creda di possedere il
metodo sicuro per risolvere alcuni dei più assillanti problemi
della vita nazionale. Ma io credo che voi tutti siate convinti che la
nostra classe politica sia deficiente. La crisi dello Stato liberale
è in questa deficienza documentata. Abbiamo fatto una guerra
splendida dal punto di vista dell'eroismo individuale e collettivo.
Dopo essere stati soldati
gli italiani nel '18 erano diventati
guerrieri.
Vi prego di notare la differenza
essenziale.
Ma la nostra classe politica ha
condotto la guerra come un affare di ordinaria amministrazione.
Questi uomini che noi tutti conosciamo e dei quali portiamo nel
nostro cervello la immagine fisica
ci appaiono ormai come dei
superati
degli sciupati
degli stracchi
come dei vinti. Io non nego
nella mia obbiettività assoluta che questa borghesia
che con
un titolo globale si potrebbe chiamare giolittiana
non abbia i suoi
meriti. Li ha certamente. Ma oggi che l'Italia è fermentante
di Vittorio Veneto
oggi che questa Italia è esuberante di
vita
di slancio
di passione
questi uomini che sono abituati
soprattutto alla mistificazione di ordine parlamentare
ci appaiono
di tale statura non più adeguata all'altezza degli
avvenimenti. Ed allora bisogna affrontare il problema: «Come
sostituire questa classe politica che ha sempre
negli ultimi tempi
condotto una politica di abdicazione di fronte a quel fantoccio
gonfio di vento che era il socialpussismo italiano?».
Io credo che la sostituzione si
renda necessaria e più sarà radicale
meglio sarà.
Indubbiamente il Fascismo che domani prenderà sulle braccia la
Nazione (quaranta milioni
anzi quarantasette milioni di italiani) si
assume una tremenda responsabilità. C'è da prevedere
che molti saranno i delusi poiché una delusione c'è
sempre: o prima o dopo
ma c'è sempre
e nel caso che si
faccia e nel caso che non si faccia.
(segue...)
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