(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]

      In fondo io penso che la monarchia non ha alcun interesse ad osteggiare quella che ormai bisogna chiamare la rivoluzione fascista. Non è nel suo interesse perché se lo facesse diverrebbe subito bersaglio e se diventasse bersaglio è certo che noi non potremmo risparmiarla perché sarebbe per noi una questione di vita o di morte. Chi può simpatizzare per noi non può ritirarsi nell'ombra. Deve rimanere nella luce. Bisogna avere il coraggio di essere monarchici. Perché noi siamo repubblicani? In certo senso perché vediamo un monarca non sufficientemente monarca. La monarchia rappresenterebbe dunque la continuità storica della Nazione. Un compito bellissimo un compito di una importanza storica incalcolabile.
      D'altra parte bisogna evitare che la Rivoluzione fascista metta tutto in gioco. Qualche punto fermo bisogna lasciarlo perché non si dia la impressione al popolo che tutto crolla che tutto deve ricominciare perché allora alla ondata di entusiasmo del primo tempo succederebbero le ondate di panico del secondo e forse ondate successive che potrebbero travolgere la prima. Ormai le cose sono molto chiare. Demolire tutta la super-struttura socialistoide-democratica.
      Avremo uno Stato che farà questo semplice discorso: «Lo Stato non rappresenta un partito lo Stato rappresenta la collettività nazionale comprende tutti supera tutti protegge tutti e si mette contro chiunque attenti alla sua imprescrittibile sovranità».
      Questo è lo Stato che deve uscire dall'Italia di Vittorio Veneto. Uno Stato che non dà localmente ragione al più forte; uno Stato non come quello liberale che in cinquant'anni non ha saputo attrezzarsi una tipografia per fare un suo giornale quando vi sia lo sciopero generale dei tipografi; uno Stato che è in balia della onnipotenza della fu onnipotenza socialista; uno Stato che crede che i problemi siano risolvibili soltanto dal punto di vista politico perché le mitragliatrici non bastano se non c'è lo spirito che le faccia cantare. Tutto l'armamentario dello Stato crolla come un vecchio scenario di teatro da operette quando non ci sia la più intima coscienza di adempire ad un dovere anzi ad una missione. Ecco perché noi vogliamo spogliare lo Stato da tutti i suoi attributi economici. Basta con lo Stato ferroviere con lo Stato postino con lo Stato assicuratore. Basta con lo Stato esercente a spese di tutti i contribuenti italiani ed aggravante le esauste finanze dello Stato italiano. Resta la polizia che assicura i galantuomini dagli attentati dei ladri e dei delinquenti; resta il maestro educatore delle nuove generazioni; resta l'Esercito che deve garantire la inviolabilità della Patria e resta la politica estera.

(segue...)