(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]
Non si dica che così
svuotato lo Stato rimane piccolo. No! Rimane grandissima cosa
perché
gli resta tutto il dominio degli spiriti
mentre abdica a tutto il
dominio della materia.
Ed ora
o amici
io credo di
avere parlato abbastanza e questa mia opinione ritengo sia condivisa
anche da voi.
Cittadini
io vi ho
sinteticamente esposto le mie idee. Bastano
a mio avviso
a
individuarle. Del movimento si chiedono sempre i connotati
ma più
connotati di così...
Se non bastasse questa nostra
mentalità
c'è il nostro metodo
c'è la nostra
attività quotidiana che non intendiamo di rinnegare
pur
vigilando che non esageri
non trascenda e non danneggi il Fascismo.
E quando dico queste parole le dico con intenzione
perché se
il Fascismo fosse un movimento come tutti gli altri
allora il gesto
dell'individuo o del gruppo avrebbe una importanza relativa. Ma il
nostro movimento è un movimento che ha dato alla sua ruota
fior di sangue vermiglio. Di questo bisogna ricordarsi quando si fa
dell'autonomismo e quando si fa della indisciplina. Bisogna pensare
ai morti d'ieri soprattutto. Bisogna pensare che tale autonomismo e
tale indisciplina possono solleticare anche i bassi miserabili
istinti della belva social-pussista che è vinta
fiaccata
ma
che cova ancora segretamente i propositi della riscossa; che noi
impediremo con azione collettiva e col tener sempre la nostra spada
asciutta. In fondo i Romani avevano ragione: «Se vuoi la pace
dimostra di essere preparato alla guerra». Quelli che non
dimostrano di essere preparati alla guerra
non hanno pace e hanno la
disfatta e la sconfitta.
Così noi diciamo a tutti
i nostri avversari: «Non basta che voi piantiate troppe
bandiere tricolori sui vostri stambugi e circoli vinicoli. Vi
vogliamo vedere alla prova. Sarà necessario tenervi un po' in
una specie di quarantena
politica e spirituale. I vostri capi
che
potrebbero reinfettarvi
saranno messi nella condizione di non
nuocere». Solo così
evitando di cadere nel pregiudizio
della quantità
noi riusciremo a salvare la qualità e
l'anima del nostro movimento che non è effimero e transitorio
perché dura da quattro anni
e quattro anni
in questo secolo
tempestoso
equivalgono a quaranta anni. Il nostro movimento è
ancora nella preistoria ed ancora in via di sviluppo e la storia
comincia domani. Quello che il Fascismo finora ha fatto è
opera negativa. Ora bisogna che ricostruisca. Così si parrà
la sua nobilitade
così si parrà la sua forza
il suo
animo.
(segue...)
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