(segue) Il discorso di Udine
(20 settembre 1922)
[Inizio scritto]

      Amici io sono certo che i capi del Fascismo faranno il loro dovere. Sono anche certo che i gregari lo faranno. Prima di procedere ai grandi compiti procediamo ad una selezione inesorabile delle nostre file. Non possiamo portarci le impedimenta; siamo un esercito di veliti con qualche retroguardia di bravi solidi territoriali. Ma non vogliamo che vi siano in mezzo a noi elementi infidi.
      Io saluto Udine questa cara vecchia Udine alla quale mi legano tanti ricordi. Per le sue ampie strade sono passate generazioni e generazioni di italiani che erano il fiore purpureo della nostra razza. Molti di questi giovani e giovanetti dormono ora il sonno che non ha più risveglio nei piccoli isolati cimiteri delle Alpi o nei cimiteri lungo l'Isonzo tornato fiume sacro d'Italia. Udinesi fascisti italiani raccogliete lo spirito di questi nostri indimenticabili morti e fatene lo spirito ardente della Patria immortale!