Sonnino
(24 novembre 1922)


      Poco più di un mese dopo la Marcia su Roma la notte del 24 novembre si spegneva Sidney Sonnino l'insigne statista che aveva «legato indissolubilmente il suo nome» all'intervento dell'Italia in guerra. Il Duce lo commemorò alla Camera netta tornata del 24 novembre con il seguente discorso:

      La Camera con voci che si sono levate da tutti i settori ha tributato al disopra delle divisioni politiche il suo alto omaggio alla memoria e alle opere di Sidney Sonnino ed ha manifestato il suo profondo cordoglio per la morte improvvisa dell'eminente uomo di Stato. Poco quindi mi resta a dire come capo del Governo. Del resto più che i discorsi sono i fatti e le vicende di una vita interamente dedicata al bene della Patria la migliore apologia di Sidney Sonnino.
      Io non lo conobbi personalmente né mai ebbi dimestichezza di rapporti con lui. Egli apparteneva più che a questo all'altro secolo. Cinquanta anni dividono la sua dalla mia generazione. Ciò malgrado pur vedendolo da lontano io fui portato ad ammirarlo specie in questi ultimi tempi.
      Mi piaceva il suo stile di vita aspro e disdegnoso quindi poco parlamentare nel senso che si può dire basso della parola; trovavo fra la concezione fascista dello Stato e quella che rappresentò la concezione fondamentale della politica di Sidney Sonnino una evidente identità. Anche egli come il Fascismo non ebbe paura di proclamarsi conservatore quando erano in giuoco e in pericolo i valori essenziali e basilari della nostra società nazionale.
      Il fatto dominante della sua quarantennale attività di statista è stato l'intervento dell'Italia in guerra intervento al quale è legato indissolubilmente il suo nome. Il Libro Verde rimane l'alta giustificazione politica diplomatica e morale della nostra guerra contro gli Imperi centrali.

(segue...)