Replica ai senatori
(27 novembre 1922)
Al Senato del
Regno
nella tornata del 27 novembre 1922
il Duce replicò con
il seguente discorso ai Senatori che avevano parlato su le
dichiarazioni del Governo:
Onorevoli Senatori!
Ho ascoltato con vivo interesse
e meditata attenzione tutti i discorsi che sono stati pronunciati in
quest'aula
i quali discorsi hanno prospettato diversi argomenti; i
ministri chiamati direttamente in causa potranno rispondere sulle
singole questioni; io mi limiterò a ribattere alcune
affermazioni che si possono chiamare di ordine generale. Certamente
se il voto del Senato sarà unanime la cosa mi farà
piacere
ma non dovete credere che l'unanimità mi lusinghi
eccessivamente. Molti di coloro che in questi ultimi giorni
solidarizzano più o meno clamorosamente con me
li ho in vivo
dispetto. Si tratta spesso di anime o animule che vanno dalla parte
dove spira il vento favorevole
salvo poi a precipitarsi dalla parte
opposta quando il vento cambi direzione. Agli amici ambigui
preferisco avversari vivi e sinceri.
Di tutti i discorsi pronunciati
in quest'aula alcuni assumono particolare rilievo; ad esempio il
discorso del senatore Conti
a fondo ottimista
mi ha ricordato
l'analogo discorso a fondo ottimista pronunciato nell'altro ramo del
Parlamento dall'onorevole Buozzi. È singolare e certamente di
buon auspicio questa valutazione che chiamo ottimista delle
condizioni economiche italiane
che parte da un capo del
proletariato
e da un capitano della grande industria italiana.
Debbo una risposta particolare
al senatore Albertini. Io ammiro la sua ferma fede di liberale puro;
ma mi permetto di ricordare al senatore Albertini che il liberalismo
è figlio di ben due rivoluzioni; mi permetto di ricordare al
senatore Albertini che il costituzionalismo in Inghilterra
il
liberalismo in Francia
insomma tutto il complesso di idee e di
dottrine che prendono il nome di liberalismo
e che di loro informano
il secolo XIX
escono da un Serissimo travaglio rivoluzionario dei
popoli
e senza questo Serissimo travaglio probabilmente oggi il
senatore Albertini non avrebbe potuto tessere l'elogio del
liberalismo puro.
(segue...)
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