Ai metallurgici lombardi
(5 dicembre 1922)
In questo
periodo il Duce
assorbito dall'intensissimo inizio della nuova era
fascista
fu sobrio di parole anche più del consueto. Fra il
22 ottobre e il 31 dicembre 1922 non si hanno che le dichiarazioni
del Governo alle due branche del Parlamento con le rispettive
repliche
le parole commemorative per Sidney Sonnino e questo
discorso agli operai
che conclude l'anno della Marcia su Roma con
accenti realistici ed umani.
Questo discorso
fu tenuto il 5 dicembre allo Stabilimento metallurgico «Acciaierie
Lombarde» al Reparto Gamboloita
presso Milano. Esso ebbe larga
eco
perché fu la prima precisazione dell'atteggiamento del
nuovo Governo verso le classi operaie.
Sono particolarmente lieto di
aver visitato queste officine che conosco attraverso la storia di
questi ultimi cinque anni agitati. Io non vi terrò un
discorso. Vi dirò solo che il Governo che ho l'onore di
presiedere non è
e non può e non deve essere un
Governo anti-operaio. Gli operai sono parte viva e integrante della
Nazione
sono degli italiani che come tutti gli italiani devono
essere tutelati
rispettati e difesi.
Il mio governo è
fortissimo e non ha bisogno di cercare troppe larghe adesioni. Non le
cerca e non le respinge; se adesioni verranno anche da parte operaia
io non le respingerò. Ma dovremo intenderci bene e stabilire
patti chiari per evitare delusioni in seguito.
Visitando poc'anzi questa bella
e grande officina
io mi sono sentito preso da un profondo senso di
commozione e ho rivissuto in un attimo i giorni lontani della mia
giovinezza. Poiché io non scendo da antenati aristocratici e
illustri. I miei antenati erano contadini che lavoravano la terra e
mio padre era un fabbro che piegava sull'incudine il ferro rovente.
Talvolta io da piccino aiutavo il padre mio nel suo duro
umile
lavoro; e ora ho il compito ben più aspro e più duro di
piegare le anime. A venti anni ho lavorato «con le mani»;
ho fatto il manovale e il muratore. Ciò io vi dico non per
sollecitare la vostra simpatia
ma per dimostrarvi che non sono e non
posso essere nemico della gente che lavora. Sono però bene un
nemico di coloro che in nome di ideologie false e grottesche vogliono
mistificare gli operai e condurli alla rovina.
(segue...)
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