Risposta al ministro delle finanze
(7 marzo 1923)
Il 7 marzo, S. E.
il Capo del Governo fece la consegna dei bilanci della Presidenza,
degli Interni e degli Esteri a S. E. Alberto De Stefani, Ministro
delle Finanze, attuando così una nuova deliberazione del
Consiglio dei Ministri. Alle parole del Ministro delle Finanze, il
Duce rispose con le seguenti dichiarazioni:
Onorevoli ministri, onorevoli
colleghi, signori!
Qualcuno potrebbe domandare:
perché tanto clamore, perché tanti armati per una
cerimonia che si potrebbe chiamare di ordine puramente
amministrativo, quale è la consegna dei miei due bilanci al
Ministero delle Finanze? A questo punto interrogativo conviene di
rispondere: per diversi motivi, uno più plausibile dell'altro.
La solennità che accompagna
questo gesto sta a dimostrare l'importanza enorme che il Governo
annette ad un rapido ripristino della normalità finanziaria.
Noi abbiamo solennemente promesso
di avviare il bilancio dello Stato verso il pareggio e a questa
promessa noi vogliamo tener fede a qualunque costo. Bisogna
persuadersi che se il tutto crolla, crolla anche la parte, e che se
l'economia della Nazione va al precipizio, tutto quello che è
dentro la Nazione: istituzioni, uomini, classi, è destinato a
subire l'identica sorte.
E perché questi armati? Per
dimostrare che il Governo ha delle forze.
Io dichiaro che voglio governare,
se possibile, col consenso del maggior numero di cittadini; ma
nell'attesa che questo consenso si formi, si alimenti e si
fortifichi, io accantono il massimo delle forze disponibili.
Perché può darsi per
avventura che la forza faccia ritrovare il consenso e in ogni caso,
quando mancasse il consenso, c'è la forza. Per tutti i
provvedimenti anche i più duri che il Governo prenderà,
metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto
spirito di patriottismo o subirli.
(segue...)
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