Le nuove direttive economiche
(18 marzo 1923)
Discorso
pronunziato il 18 marzo, inaugurandosi in Roma il secondo Congresso
internazionale delle Camere di Commercio.
Signori!
Il Governo che ho l'onore di
presiedere e di rappresentare è lieto di accogliervi a Roma e
vi porge, a mezzo mio, un cordiale e deferente saluto, che estendo
anche ai rappresentanti esteri che hanno voluto onorarci con la loro
presenza.
Il fatto che il vostro
importantissimo congresso si tenga nella Capitale d'Italia a cinque
mesi soli di distanza dal movimento che portò le forze giovani
della guerra e della Vittoria al dominio della cosa pubblica, è
la migliore affermazione in faccia al mondo che la Nazione Italiana
va tornando rapidamente alla piena normalità della sua vita
politica ed economica.
Non accenno in questo ambiente
alla prima. Mi soffermerò brevemente sulla seconda. Le
direttive economiche del nuovo Governo italiano sono semplici. Io
penso che lo Stato debba rinunciare alle sue funzioni economiche,
specialmente a carattere monopolistico, per le quali è
insufficiente. Penso che un Governo, il quale voglia rapidamente
sollevare le popolazioni dalla crisi del dopoguerra, debba lasciare
all'iniziativa privata il suo libero giuoco, debba rinunziare ad ogni
legislazione interventistica o vincolistica che può appagare
la demagogia delle sinistre, ma alla fine riesce, come la esperienza
dimostra, assolutamente esiziale agli interessi ed allo sviluppo
della economia. È tempo quindi di levare dalle spalle delle
forze produttrici delle singole nazioni gli ultimi residui di quella
che fu chiamata «bardatura di guerra»: ed è tempo
di esaminare i problemi economici non più con quello stato
d'animo velato di passioni con cui era necessario esaminarli durante
la guerra.
(segue...)
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