Il problema dell'emigrazione
(2 aprile 1923)


      Discorso pronunziato il 2 aprile alla Scuola Normale Femminile «Carlo Tenca» in Milano, per la premiazione delle allieve del corso speciale d'emigrazione in risposta alle parole del direttore, Comm. Andrea Franzoni.

      Ella, signor direttore, mi ha compromesso: perché ha annunziato un mio discorso: ora quasi tutti gli italiani e le italiane sanno che io non amo i discorsi; ma io accetto con lieto animo stamane e mi rassegno a questa eccezione.
      Ella mi ha pure commosso perché ha rievocato con voce calda di passione la storia di questa Scuola, storia superba che tutta Milano conosce ed ammira. Anche in questo campo, che si potrebbe definire attinente al problema dell'emigrazione, la Scuola «Carlo Tenca» lascia di sé una impronta nobilissima. Ella ha detto che lascia impregiudicato il problema se la emigrazione sia un bene o sia un male; ella ha fatto benissimo. Poiché quando si discute in tesi di massima si può discutere all'infinito senza venire mai ad una conclusione. Bene o male che sia, l'emigrazione è una necessità fisiologica del popolo italiano.
      Siamo quaranta milioni serrati in questa nostra angusta e adorabile penisola che ha troppe montagne ed un territorio che non può nutrire tutti quanti. Ci sono attorno all'Italia paesi che hanno una popolazione inferiore alla nostra ed un territorio doppio del nostro. Ed allora si comprende come il problema dell'espansione italiana nel mondo, sia un problema di vita o di morte per la razza italiana. Dico espansione: espansione in ogni senso: morale, politico, economico, demografico. Dichiaro qui che il Governo intende di tutelare l'emigrazione italiana; esso non può disinteressarsi di coloro che varcano i monti e vanno al di là dell'Oceano; non può disinteressarsi perché sono uomini, lavoratori e soprattutto italiani. E dovunque è un italiano là è il tricolore, là è la Patria, là è la difesa del Governo per questi italiani.

(segue...)