Agli operai del porto di Bari
(10 aprile 1923)
Parole dette dal
Duce il 10 aprile, ricevendo a Palazzo Chigi una Commissione di
operai del porto di Bari, i quali gli offrirono una pergamena con la
seguente dedica:
«Al Primo
Ministro Benito Mussolini - che all'Italia di Dante, di Colombo e di
Galilei — sacrò il braccio, l'ingegno e il cuore - le
cooperative portuali di Bari - nella nuova vita di fecondo lavoro e
di concordia di voleri - offrono - aprile MCMXXIII».
Sono commosso!
Voi sapete che io ho un debole per
Bari e per il suo popolo forte e laborioso. Abbiamo trasferito la
Corte d'Appello, ora daremo anche alla vostra città
l'Università degli studi...
I convenuti invocano: «Il
porto, Eccellenza!».
— Sicuro! anche il porto
avrà Bari! Bari e Napoli devono essere le metropoli
meridionali e a vicenda debbono completarsi. Ammiro la forte gente di
Puglia che io ben conosco ed ho già in grande estimazione i
vostri compagni e lavoratori.
È stolto pensare che il
Governo Fascista sia e possa mai essere contro i lavoratori. Bisogna
distinguere i lavoratori dai parassiti a qualunque classe essi
appartengano. I lavoratori devono amare la Patria. Come amate vostra
madre, dovete, con la stessa purezza di sentimento, amare la madre
comune: la Patria nostra. Bisogna lavorare e produrre. Lavorando e
producendo voi dimostrerete il vostro amore più tenero per la
Patria e contribuirete a ricostruire la ricchezza nazionale.
Scomparirà così il caro vita e la lira sarà
rivalutata. La nostra Italia, con i suoi quaranta milioni di
cittadini, ritroverà solamente in se stessa la forza per
vivere e per progredire.
(segue...)
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