Al popolo di Messina
(22 giugno 1923)
La notizia d'una
nuova eruzione dell'Etna chiamò S. E. il Capo del Governo in
Sicilia. Al suo ritorno da Catania, sostò a Messina e vi
pronunziò, il 22 giugno, il seguente discorso:
Messinesi!
Come ho detto ieri sera ai vostri
fratelli di Catania, non è, questo che io compio, un viaggio
politico o ufficiale; è semplicemente un pellegrinaggio di
devozione e di amore verso la vostra terra, che ancora una volta è
duramente colpita.
Ho pensato, tornando da Catania,
di fermarmi a Messina per rendermi conto della situazione della
vostra città. Già da una prima impressione, che potrei
chiamare decisiva, ho avuto la nozione del problema che si esprime in
questi molteplici termini: gran parte di Messina attende la sua
ricostruzione. Oggi stesso io desidero sentire dalla viva voce dei
vostri rappresentanti quali sono gli immediati bisogni della vostra
città; devo dichiararvi che il Governo intende di compiere e
compirà il suo preciso e categorico dovere. Messina deve
completamente risorgere, deve tornare bella, grande, prosperosa come
era una volta. Non è soltanto un interesse messinese o
siciliano, è un interesse di ordine squisitamente nazionale.
Sono qui dunque per porgervi l'attestazione sincera, fraterna,
veramente fraterna, del Governo Nazionale, che è, in questo
momento, lo affermo in modo solenne, l'interprete sicuro della
rinnovata coscienza nazionale italiana.
Il Governo che ho l'onore di
rappresentare si è trovato sulle braccia una infinità
di problemi arretrati. Non faccio accuse al passato, è una
constatazione di fatto. Questi problemi dovranno essere risolti,
saranno risolti perché è utile, perché è
necessario, perché è doveroso.
(segue...)
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