Per la sagra dei combattenti
(24 giugno 1923)
Il 24 giugno, il
Duce pronunziò dal balcone di Palazzo Venezia, ai commilitoni
adunati in Roma per la Sagra dei Combattenti, il seguente discorso:
Commilitoni!
Dopo che le vostre squadre
meravigliose di disciplina e di portamento sono sfilate davanti alla
maestà del Re che è il simbolo intangibile della
Patria; dopo la cerimonia austera nella sua silenziosa solennità
davanti al tumulo del Fante Ignoto: dopo questo formidabile
spettacolo di forza e di santità, le mie parole sono
assolutamente superflue. Non intendo farvi un discorso. La sfilata di
oggi è una manifestazione piena di significato e di
ammonimento. Tutto un popolo in armi, spiritualmente è oggi
convenuto nella città eterna: tutto un popolo che al di sopra
delle deviazioni inevitabili dei partiti si ritrova gagliardamente
unito quando è in giuoco la salvezza della Patria comune.
Per il disastro di Linguaglossa la
solidarietà nazionale ha avuto una delle sue manifestazioni
migliori; da tutte le città, da tutti i villaggi, si potrebbe
dire da tutti i casolari, un palpito di amore fraterno è
andato verso la terra colpita dalla sventura.
Oggi diecine di migliaia di
combattenti, migliaia di bandiere, uomini venuti a Roma da tutte le
parti d'Italia e dalle lontane colonie dell'estero, stanno a
dimostrare inesorabilmente che l'unità morale della Patria
italiana è un fatto compiuto ed irrevocabile.
Dopo sette mesi di Governo il
parlare a voi, commilitoni delle trincee, è il più alto
onore che mi potesse toccare. E non lo dico per adularvi: non lo dico
per rendervi un omaggio che potrebbe sembrare di prammatica. Io ho il
diritto di interpretare questa vostra adunata che si raccoglie a
sentire la mia parola come un gesto di solidarietà col Governo
nazionale. Non solleviamo parole e fantasmi inutili. Ma io vi
domando: Ci deve essere la libertà per mutilare la vittoria?
(grida: no! no!). Ci deve essere la libertà di sabotare la
Nazione? (grida: no! no!). Ci deve essere la libertà per
coloro che hanno come programma di sconvolgere le istituzioni che ci
reggono? (grida: no! no!). Ripeto quello che ho detto altra volta, in
maniera esplicita. Io non mi sento infallibile; mi sento uomo come
voi.
(segue...)
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