Ai mutilati di Roma
(22 ottobre 1923)


      Dopo un periodo d'intensa attività silenziosa — fra l'agosto e l'ottobre 1923 — il Duce riprese la parola il 22 ottobre, parlando alla Sezione romana dei Mutilati, ove gli venne offerta una spada romana, presentata dal reggente Pellegrini, con la seguente dedica: «Benito Mussolini - A Roma segnando i nuovi destini - Questa spada romana regga con romana virtù - I Mutilati di Roma nell'ottobre 1923».

      Nel discorso che voi, commilitone Pellegrini, mi avete rivolto, ci sono alcune parole che a mio avviso sono degne di meditazione. È questa la seconda volta che mi trovo qui a Roma fra voi mutilati, invalidi e combattenti. La prima volta a San Basilio, presso il vostro Comitato centrale, dove ebbi la gioia di ascoltare il meraviglioso profondo discorso del grande Delcroix. Oggi sento gli stessi accenti.
      Segno che la linea magnifica nella quale vi movete, gli ideali che vi animano e le direttive che perseguite sono rimasti immutati. Voi date uno spettacolo superbo! Avete definito la vostra disciplina silenziosa, operante e devota. Questi aggettivi sono quelli che meglio definiscono il concetto di disciplina. Disciplina che dev'essere più che nella forma nello spirito; che non consiste solo nella parata, ma è l'espressione del sentimento che anima la vita, non solo nelle grandi circostanze, ma tutti i giorni.
      È fortuna del Governo aver derivata gran parte della sua forza morale dai mutilati e dai combattenti. Io non dirò di aver fatto per essi grandi cose. Dichiaro soltanto che abbiamo fatto il nostro dovere. Dichiaro inoltre che il Governo vi avrà sempre presenti al suo spirito. Il Governo è un po' la vostra emanazione, essendo composto in massima parte di combattenti, di mutilati e decorati; e quelli del Governo che per la loro età non hanno potuto combattere, hanno, come il mio amico Oviglio, dato un figlio alla guerra, e, come il ministro Carnazza, donato un figlio giovanissimo alla Patria. Tutto ciò va ricordato e deve far meditare!

(segue...)