(segue) Il primo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1923)
[Inizio scritto]
Voi avete l'obbligo di aiutarmi,
avete l'obbligo di non appesantire il mio fardello, ma di
alleggerirlo.
O fascisti degni di questo
glorioso nome, degni di questo movimento fatale, serbate intatta
negli animi la piccola fiaccola della purissima fede! E quanto a voi,
avversari di tutti i colori, rimettere le speranze e finitela col
vostro giuoco che non ha nemmeno il pregio della novità e che
è stato, smentito solennemente in cinque anni di storia.
Quando siamo nati, i grandi
magnati della politica italiana ed i falsi pastori delle masse
operaie avevano l'aria di considerarci come quantità
trascurabile. Poi hanno detto — filosofi mancati che non
riescono mai ad interpretare esattamente la storia — hanno
detto che questo era un movimento effimero; hanno detto che noi non
avevamo una dottrina — come se essi avessero delle dottrine e
non invece dei frammenti dove c'è tutto un miscuglio
impossibile delle cose più disparate; hanno detto — uno
di essi era un filosofo della storia, un malinconico masturbatore
della storia — hanno detto che il Governo fascista avrebbe
durato sei settimane appena.
Sono appena dodici mesi. Pensate
voi che durerà dodici anni moltiplicato per cinque?
(Sì, sì! —
scattano ad una sola voce i militi e la folla).
Durerà, Camicie Nere,
durerà perché noi, negatori della dottrina del
materialismo, non abbiamo espulsa la volontà dalla storia
umana; durerà perché vogliamo che duri, durerà
perché sistematicamente disperderemo i nostri nemici, durerà
perché non è soltanto il trionfo di un partito: è
qualche cosa di più, molto di più, infinitamente di
più, è la primavera, è la resurrezione della
razza, è il Popolo che diventa Nazione, la Nazione che diventa
Stato, è lo Stato che cerca nel mondo le linee della sua
espansione.
(segue...)
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