(segue) Il primo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1923)
[Inizio scritto]
Camicie Nere! Noi ci conosciamo;
fra me e voi non si perderà mai il contatto; vi devono far
ridere ed anche suscitare qualche moto di disgusto coloro che
vorrebbero che io avessi già l'arteriosclerosi o la paralisi
della vecchiezza. Ben lungi da ciò, lo stare dieci o dodici
ore ad un tavolo, non mi ha impedito, il 24 maggio, di fare un volo
di guerra; lavorare indefessamente dal mattino alla sera, dalla sera
al mattino, non mi impedisce e non m'impedirà mai di osare
tutti gli ardimenti, e nemmeno io desidero che le Camicie Nere
invecchino anzi tempo; non voglio che diventino una specie di società
di mutuo soccorso; voi dovete mantenere bene acceso nel vostro animo
la fiamma del Fascismo, e chi dice Fascismo dice prima di tutto
bellezza, dice coraggio, dice responsabilità, dice gente che è
pronta a tutto dare ed a nulla chiedere quando sono in gioco gli
interessi della Patria. Con questi intendimenti, o Camicie Nere di
Lombardia, meravigliose Camicie Nere, io vi saluto, voi potete
contare su me; ed io posso contare su voi?
(Sì! — rispondono
ancora una volta le migliaia di voci).
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