(segue) Celebrazione perugina della Marcia su Roma
(30 ottobre 1923)
[Inizio scritto]

      Il nostro destino di popolo ci inchioda alla storia di Roma. Noi prendemmo Roma per purificare, redimere ed innalzare l'Italia, e terremo Roma solidamente finché il nostro compito non sarà totalmente compiuto. E state tranquilli, o cittadini, state tranquilli, voi legionari delle Camicie Nere, che l'opera sarà continuata; sarà continuata con una tenacia fredda, oserei dire matematica e scientifica. Noi marceremo con passo sicuro e romano verso le mete infallibili. Nessuna forza ci potrà fermare, perché noi non rappresentiamo un partito o una dottrina o un semplice programma; noi rappresentiamo ben più di tutto ciò. Portiamo nello spirito il sogno che fermenta anche nelle nostre anime: noi vogliamo forgiare la grande, la superba, la maestosa Italia del nostro sogno, dei nostri poeti, dei nostri guerrieri, dei nostri martiri.
      Qualche volta io vedo questa Italia nella sua singolare, divina espressione geografica: la vedo costellata delle sue città meravigliose, la vedo ricinta dal suo quadruplice mare, la vedo popolata di un popolo sempre più numeroso, laborioso e gagliardo che cerca le strade della sua espansione nel mondo. Salutate questa Italia, questa divina nostra terra protetta da tutti gli Iddii. Salutatela voi, uomini dalla piena virilità. Salutatela voi, vecchi che avete vissuto e avete bene spesa la vostra vita: salutatela voi, o donne che portate nel grembo il mistero delle generazioni che furono e di quelle che saranno: salutatela voi, o adolescenti che vi affacciate alla vita con occhi e con animo puro. Salutiamo insieme e gridiamo insieme: Viva, Viva, Viva l'Italia!