Per i sindacati del commercio
(21 febbraio 1924)
Nello stesso
giorno, 21 febbraio 1924, dopo l'adunanza per la Corporazione
dell'agricoltura, si tenne un convegno per i Sindacati del Commercio.
Parlò il Gr. uff. Cartoni, presidente dei Sindacati nazionali
del Commercio e della media e piccola industria, e il Duce rispose
con le seguenti parole:
Accolgo con animo grato le
dichiarazioni convincenti del signor Cartoni, che ora apprezzo ancor
di più e sono lieto di avere introdotto nella lista nazionale,
il che significa che uno dei postulati richiesti, quello della
collaborazione, io l'ho quasi praticamente risolto.
È evidente che tutte le
volte che saranno in discussione, in Parlamento e fuori, questioni
che vi interessano, voi avete già uno che vi rappresenta.
D'altra parte quando i Consigli tecnici e le organizzazioni
corporative in genere avranno preso una figura giuridica definita,
non è da escludere che si trovino gli istituti per rendere
permanente la loro collaborazione col Governo.
Il Governo ha già fatto
qualche cosa per voi: vi garantisce il libero uso delle vostre
proprietà: violenze non se ne tollerano più.
Quanto al fiscalismo, io sono il
primo a riconoscere che può essere anche pesante, ma qui siamo
alla quadratura del circolo. D'altra parte credo che fra qualche
tempo si potranno allentare le maglie. Non dovete credere che il
Governo ed il mio amico onorevole De' Stefani mettano tasse per il
piacere discutibile di far strillare i contribuenti: ci sono delle
necessità inderogabili davanti alle quali non si può
transigere, pena il fallimento dello Stato, il che significa la
catastrofe della Nazione. Non appena le finanze italiane saranno
arrivate al pareggio o in vista del pareggio, verso il quale noi
marciamo tenacemente, è evidente che ci sarà un
sollievo e che cadranno le ragioni per cui era necessario in un
determinato periodo della storia italiana di gravare in particolar
modo su tutti i cittadini, del resto, e non su una sola determinata
categoria. Il Governo chiede a voi di continuare a dar prova della
vostra perfetta disciplina, che non è imposta dalla volontà
degli uomini, ma dalle obiettive circostanze storiche. Io ho la
certezza che fra qualche tempo, fra tutte le nazioni europee,
percorse da crisi sociali acutissime, l'Italia sarà la sola
tranquilla, laboriosa, ordinata, avviata verso un prospero avvenire.
(segue...)
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