Corporativismo agricolo
(21 febbraio 1924)
Il 21 febbraio
1924 si adunò in Roma, a Palazzo Chigi, la Corporazione
Nazionale dell'Agricoltura, sotto la presidenza di S. E. il Capo del
Governo, e con l'intervento del ministro dell'Economia Nazionale, on.
Corbino, dei Sottosegretari di Stato, Acerbo e Serpieri, del comm.
Rossoni, segretario generale della Confederazione delle Corporazioni
sindacali fasciste. Parlarono il dott. Cacciari ed il comm. Rossoni;
quindi il Duce pronunciò il seguente discorso:
Ecco un'altra riunione che, dopo
quella tenuta alcuni mesi fa in questa stessa Sala severa e fastosa,
potrebbe chiamarsi storica; è una riunione che può
segnare e segna infatti l'inizio di un nuovo corso nelle relazioni
sociali. Quando voi pensate che questo nuovo corso interessa milioni
e milioni di Italiani, voi afferrate subito che chiamando storica
questa riunione non si commette peccato di esagerata retorica. Credo
che bisogna rialzare i valori dell'agricoltura italiana. Dobbiamo
dirci qui che è stata un po' negletta l'agricoltura.
C'è stato in questi ultimi
tempi uno sviluppo industriale in Italia fortissimo, prodigioso: ma
la ricchezza dell'Italia, la stabilità della Nazione e
l'avvenire di essa sono, a mio avviso, intimamente legati alle sorti
ed all'avvenire dell'agricoltura italiana. Ragione per cui vorrei che
gli Italiani e tutti coloro che si occupano di questioni sociali, ed
anche i legislatori passati e futuri, tenessero al primo piano della
loro considerazione le cose dell'agricoltura. Io ho la coscienza
tranquilla a questo riguardo, perché tutte le volte che si
sono discussi Trattati di commercio ho fatto sempre larghissimo posto
agli interessi dell'agricoltura italiana.
A questo punto io devo rallegrarmi
del nuovo indirizzo che si dà all'agricoltura italiana:
indirizzo tecnico, diretto a industrializzare l'agricoltura, a
esercitarla razionalmente. Io credo che l'Italia sia in grado, sia
pure attraverso la compensazione delle diverse culture, di produrre
tutto ciò che le è necessario e di avere anche la
possibilità di esportare. Le Nazioni solide, le Nazioni ferme
sono quelle che stanno poggiate sulla terra: sono quelle che hanno il
maggior numero di piccoli proprietari. Le masse agricole italiane si
sono portate bene durante la guerra. In realtà la guerra è
stata fatta dai contadini italiani almeno nella misura del 70-75 per
cento dei fanti che stavano in trincea.
(segue...)
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