(segue) Cinque anni dopo San Sepolcro
(24 marzo 1924)
[Inizio scritto]

      Tutte le rivoluzioni si sono presi i ministri del vecchio regime, li hanno incarcerati, qualche volta anche fucilati. Io invece ne presi uno, non so se il più ingenuo o il più innocuo, certamente il più abbondevole, lo feci ministro dell'industria e del commercio e non ebbi a penarmene. Sin d'allora io ero nella costituzione.
      Che cosa è la costituzione di cui si parla anche troppo? La costituzione è un patto giurato in determinate circostanze di tempo e di luogo fra il Sovrano ed il popolo. La costituzione, Signori, non è già una camicia di Nesso e non è nemmeno una specie di feto che deve essere conservato prudentemente, gelosamente, in una scatola di vetro. I popoli camminano, si trasformano, hanno, nel prosieguo del tempo, nuovi bisogni e nuove passioni. Noi siamo rispettosissimi della costituzione in quello che è lo spirito immortale della costituzione. Ma la forma di essa, come la lettera della costituzione, non è altrettanto intangibile. Un capitolo interessante della storia politica sarebbe quello che fosse dedicato a constatare quante volte la costituzione Albertina fu violata dal 1848 in poi. E permettetemi di trovare strano che si affannino oggi a difendere la costituzione, che il Fascismo non minaccia, coloro che ieri volevano togliere alla Maestà del Re il diritto di grazia e di amnistia, che volevano fare del Re, non pure il notaio del Parlamento, ma il notaio delle miserabili ambizioni dei gruppi parlamentari.
      Sempre per stare nella costituzione, formato il ministero, l'ho presentato alla Camera. Potevo sciogliere questa Camera, potevo ottenere una proroga indefinita della sessione; invece chiesi dei pieni poteri e anche questi nettamente delimitati nel loro esercizio e non meno nettamente delimitati nel loro tempo poiché scadevano, come sono scaduti il 31 dicembre 1923.
      Bisogna fare il bilancio di questo anno di pieni poteri. Ebbene, il bilancio si chiude in un grande attivo. Nell'interno io mi sono trovato di fronte al problema assai delicato che può essere prospettato in questi termini: «Come riassorbire nello Stato tutta l'autorità dello Stato?». Non era, ve lo assicuro, un compito assai semplice, poiché ogni formazione politica a base militare sottraeva una particella all'autorità dello Stato. Ora vi rendete perfettamente conto come da una parte io abbia convertito lo squadrismo in Milizia Nazionale e dall'altra abbia soppresso gli squadrismi di ogni colore.

(segue...)