(segue) Cinque anni dopo San Sepolcro
(24 marzo 1924)
[Inizio scritto]

      Altrettanto dicasi del liberalismo. Si è detto: «Il liberalismo ha fatto l'Italia». Adagio, non esageriamo. Io intanto contesto che ci sia stato un partito liberale durante il Risorgimento, un partito, dico, nella concezione moderna del termine. Ci sono stati gruppi e correnti liberali. Ma accanto al partito liberale rappresentato magnificamente da Camillo Cavour, ci sono stati uomini non liberali come Mazzini, Garibaldi, i fratelli Bandiera e Carlo Pisacane ed i suoi compagni che sono andati a farsi massacrare per un sogno di libertà e di resurrezione.
      Prima dell'ultima guerra, abbiamo avuto almeno due liberalismi: il liberalismo di Antonio Salandra che voleva l'intervento e il liberalismo del «parecchio».
      Mi fanno ridere adesso questi venditori del sole di agosto. È vero, il tricolore è sul Nevoso. Ma se avessimo obbedito alla suggestione del liberalismo di Dronero, il tricolore sarebbe tutt'al più sulla stazione di Cervignano: forse non si sarebbe arrivati fino a Salorno. Il monte Nevoso lo avremmo visto, permettetemi la espressione trincerista, con il binoccolo. Vi avremmo messo simbolicamente il palamidone di Giovanni Giolitti, mentre oggi vi sventola il glorioso tricolore.
      E vengo, o signori, a bucare con la mia logica spietata la più ventosa delle vesciche di tutte le opposizioni: la libertà.
      Noi guardiamo in faccia questa dea e vogliamo vederla esattamente nei suoi connotati.
      Il concetto di libertà non è assoluto perché nella vita nulla vi è di assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere.
      Non è una elargizione: è una conquista; non è una uguaglianza, è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C'è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C'è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria. C'è la lotta, la grande lotta fra lo Stato e l'individuo, fra lo Stato che accentra e l'individuo che tenta di evadere, perché l'individuo lasciato a se stesso è l'individuo che, a meno che non sia un santo o un eroe, si rifiuta di pagare le tasse, si rifiuta di obbedire alle leggi, o di andare in guerra. Quando la Nazione, come ieri e come oggi, è impegnata per la vita e per la morte, inseguirete ancora le vostre rovinose chimere? Io dico: No.

(segue...)