(segue) Cinque anni dopo San Sepolcro
(24 marzo 1924)
[Inizio scritto]
Di che libertà si parla?
Quando in un paese è permesso fare una campagna per la
libertà, questa è la miglior prova che la libertà
esiste. Nei paesi veramente tirannici che noi conosciamo, là
non è permesso nemmeno di invocarla nei libri, la libertà.
C'è l'indice che brucia i libri proibiti. Gli è che
ogni rivoluzione, o signori, ha i suoi emigrati: gli emigrati di
Coblenza, che possono essere gli emigrati di Dronero, di Sarno o di
altri paesi più o meno illustri. Costoro si sentono veramente
limitati nella loro libertà. Costoro sono un poco diminuiti;
non sono più dei grandi uomini: lo erano quando potevano
provocare una crisi ministeriale al mese, lo erano quando si pensava
che dal discorso del signor X dipendessero le sorti del Governo.
Adesso il Governo proclama la sua assoluta indifferenza davanti a
queste sterili manifestazioni.
C'è un altro argomento che
mi interessa assai: la forza e il consenso.
Si dice: «Voi governate con
la forza». Ma tutti i Governi sono basati sulla forza. «Con
le parole non si mantengono gli Stati» dice il maestro dei
maestri della politica. Del resto la forza è consenso. Non vi
può essere forza se non c'è consenso e il consenso non
esiste se non c'è la forza. Ma voi che siete qui in cinquemila
e rappresentate certamente i due terzi dei comuni italiani, non siete
la mirabile, la magnifica, la indiscutibile prova del consenso delle
popolazioni italiane per il Governo fascista?
Si domanda: «Che farete dopo
le elezioni?» Prima della rivoluzione ci domandavano: «Che
cosa volete?» Il Governo. La risposta è ora
semplicissima. Adesso vogliamo conservare il Governo e governare.
Sembra di dire una cosa quasi banale, ma governare è invece
una fatica terribile; governare significa essere sottoposti ad un
martellamento quotidiano dalle prime ore del mattino fino alle ultime
della sera; governare significa avere la visione di tutti i bisogni
della Nazione; governare significa sentire nel proprio cuore battere
il cuore di tutto il popolo. E del resto che cosa importa snocciolare
un bel programma? Io mi rifiuto allo smercio minuto della
paccottiglia politica. Quello che mi propongo domani ve lo dico: far
funzionare il Parlamento, purché il Parlamento funzioni.
(segue...)
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